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Immortalità.

  • Questo topic ha 6 risposte, 3 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 8 anni, 4 mesi fa da Anonimo.
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  • #22208
    Anonimo
    Inattivo

    Cosa significa questo ‘non-morire’ nell’ottica buddhista? Per l’occidente platonico e cristiano l’idea dell’immortalità è direttamente connessa al principio di un’anima sostanziale, lo spirito, il nucleo essenziale della persona umana, che sopravvive alla morte del corpo sensibile. La sopravvivenza dell’anima impone un dualismo, più o meno radicale a seconda della dottrina religiosa o della filosofia che lo teorizza, tra anima e corpo, essere sostanziale ed essere accidentale, spirito e materia, essere e divenire.

    Questi concetti sono fondamentali per la nostra tradizione di pensiero. Si sono andati elaborando nel corso di venticinque secoli di storia della filosofia e hanno improntato assai profondamente il nostro modo di pensare, di parlare, di considerare la stessa realtà. Sotto un certo riguardo, si potrebbe affermare che, nelle questioni essenziali, la speculazione filosofica occidentale da Platone ed Aristotele sino ai nostri giorni non abbia fatto grandi progressi.

    L’idea dell’anima, di un ‘ego’ o di un ‘sé’ intorno al quale si organizzano i dati sensibili che costituiscono ciò che definiamo ‘questa-persona-qui’, mio padre, mia madre, il mio amico o l’uomo della strada, è la chiave di volta della logica, ossia del corretto modo di pensare e di dire. Nessuna lingua europea potrebbe farne a meno, pena il veder destituite le principali regole sintattiche che ne regolano il funzionamento. Come dire che tutto l’italiano o l’inglese o il francese che si studia a scuola dalla prima elementare fino all’università, non avrebbe più alcun senso!

    Il discorso sull’io-sostanza, dunque, va ben al di là della religione e della sopravvivenza dopo la morte. Se non ammettessimo l’esistenza di un qualcosa di permanente alla base dei cambiamenti fenomenici, non solo vanificheremmo la fede nell’immortalità dell’anima, ma metteremmo in seria crisi le stesse scienze positive. Come si può afferrare, definire, descrivere ‘qualcosa’ che muta in continuazione? Provate a togliere la parola ‘qualcosa’ dalla frase precedente: rimane soltanto un puro e semplice ‘mutamento’, indefinibile e, di conseguenza, inspiegabile.

    Per esempio, cosa ne sarebbe della psicologia, della psicanalisi, della psichiatria, se negassimo l’esistenza di un ‘ego’ sostanziale? Il discorso ci porterebbe lontano. Accontentiamoci di definire i due concetti fondamentali sui quali poggia l’idea dell’io-anima: essere e divenire, permanenza ed impermanenza.

    L’esperienza di tutti i giorni ci mostra chiaramente come nulla permanga immutato, né fuori né dentro di noi. Gli oggetti con i quali entriamo in contatto subiscono continui mutamenti, magari impercettibili, ma non di meno reali ed esperibili. Gli indumenti che indossiamo si sporcano e col passare del tempo scoloriscono e si logorano. La carta dei libri si impolvera, ingiallisce, diventa sempre più fragile. Anche il corpo si trasforma: nell’adolescenza cresce in altezza, sviluppa i caratteri della pubertà, barba e peli per gli uomini, seni e fianchi per le donne. Il timbro della voce si fa più grave o più squillante. E poi vengono le altre stagioni della vita, maturità, vecchiaia, declino. Si cambia in aspetto e in forma fisica, senza posa, fino alla morte. L’organismo, in quanto tale, cessa di vivere, ma la materia organica si trasforma incessantemente, in terra, acqua, aria, o più ‘scientificamente’ in diversi aggregati di molecole e di atomi. Nessun essere vivente può sfuggire a questo destino. Certo, ci vogliono degli anni. I cambiamenti spesso sono lenti. Ma solo all’apparenza. Il nostro corpo è nuovo ogni giorno. Si è calcolato che dopo circa settantadue ore tutte le cellule del nostro organismo sono morte e rinate almeno una volta. Il cibo è stato completamente metabolizzato: siamo diventati, in un certo senso, il pasto consumato tre giorni fa!

    Fatte queste considerazioni, che a prima vista potrebbero sembrare banali, patrimonio di chiunque osservi la realtà con un minimo di disincanto e di buon senso, chiediamoci: c’è qualcosa in noi e fuori di noi che realmente permanga immutato, di cui si può dire che è e che non divenga, ossia non si trasformi incessantemente, non passi da questo a quello stato? Essere in qualche modo significa proprio divenire, e in questo senso vivere significa morire.

    Certo, un conto è afferrare questi concetti con l’intelletto, ‘farli propri’ diremmo noi occidentali, digerirli. Diverso, completamente diverso è farne diretta esperienza. Chiunque può trascorrere un’intera esistenza chino sui libri, a meditare parole e metafore, concetti di uso pratico e quotidiano e principi metafisici. In fin dei conti si tratta soltanto di piani linguistici diversi. Non occorre essere un poeta per dire ‘ti amo’. Ma di fronte alla vita reale, alle delusioni, ai dubbi, a quell’angoscia con la quale prima o poi tutti dobbiamo misurarci, di fronte all’estasi di un amore sconvolgente o all’esperienza della morte, cosa sono le parole, i concetti, a che serve aver letto fiumi e fiumi d’inchiostro?

    C’è piccolo esperimento, che si può fare in qualsiasi momento, anche qui ed ora. Non occorre niente di particolare, nessuna nozione, nessuna fede. Lo può fare chiunque, uomo o donna, bianco o nero o giallo, giovane o vecchio, sano o malato. Chiudiamo gli occhi e proviamo ad osservare i nostri pensieri. Non dobbiamo attaccarci a questo o quel pensiero in particolare, tanto meno al pensiero di ciò che si sta facendo. Occorre stare lì e basta, seduti o in piedi. Non è facile, almeno all’inizio. Anzi non è mai facile, perché non si è abituati a stare fermi senza far niente, senza preoccuparsi di questo o di quel problema, senza ricordare ieri, magari con nostalgia, senza figurarsi quel che succederà domani, con speranza o timore. Se per un attimo saremo riusciti ad osservare i nostri pensieri, con lo stesso distacco con il quale si guarda un film non coinvolgente, noteremo come anch’essi sorgono dal nulla, passano veloci come meteore, illuminano lo sfondo della coscienza, sbiadiscono, ritornano al nulla. Il tutto a volte avviene ad una velocità inconcepibile: ora c’è, l’attimo successivo è scomparso. Così facendo abbiamo sperimentato l’impermanenza.

    Ritorniamo alla metafora cinematografica. Il film scorre via, fotogramma dopo fotogramma. Eppure qualcosa permane: deve esserci uno sfondo sul quale il film è proiettato, un video, un telone bianco, la parete di un muro. Insomma una coscienza, un io che pensa questi pensieri. Ora proviamo a definire, con parole nostre, che cos’è questa coscienza, questo io. Nessun concetto astratto, ma ciò che abbiamo realmente sperimentato. La risposta, l’unica possibile è… niente. Se riuscissimo per qualche minuto a sospendere, a congelare il film dei pensieri, cosa staremmo vedendo? Niente, né questo né il contrario di questo. Non c’è nessun io realmente esperibile. Ebbene, cosa potrebbe sopravvivere alla morte del corpo, il film dei nostri pensieri, quei fotogrammi sbiaditi che non durano più di un batter di ciglia?

    È questa la legge dell’impermanenza: nulla permane durante la vita, come potrebbe qualcosa permanere al termine della stessa?

    Il messaggio del Buddha, che piaccia o no, si fonda su questo genere di esperienza. L’ultima esortazione ai suoi discepoli fu: “Tutto ciò che è condizionato è impermanente. Cercate con diligenza la vostra salvezza.”

    La salvezza, dunque, non può consistere nella sopravvivenza di un’anima personale che ha rettamente vissuto e migra purgata dai condizionamenti della vita terrena verso cieli di beatitudine. Semplicemente non c’è niente che possa ‘migrare’. Il film, il sogno della vita, finisce. Il proiettore si spegne. A molti questo film non sarà piaciuto, alcuni avrebbero voluto durasse di più, altri non riescono proprio a distaccarsene, si sentono ingannati. In ogni caso, a nessuno sarà rimborsato il costo del biglietto. Eppure, qualcosa di ‘incondizionato’ rimane. C’era prima dell’inizio della proiezione, ci sarà dopo, indifferente al film, né contento, né deluso. Sta lì e basta. Mi riferisco allo sfondo, o alle quinte del teatro, o al video. È come il niente che sta dietro i nostri pensieri, qui ed ora, silenzioso, imperturbabile. Non lo si può capire, solo viverlo.

    L’immortalità per il Buddhismo non rappresenta una promessa di vita ultraterrena, una sorta di garanzia ottenuta per noi da un dio-uomo morto in croce, una conoscenza che va al di là dei sensi nel regno della ‘metafisica’. L’incondizionato, ossia ciò che non dipende da nessuna cosa particolare, che trova la sua ragion d’essere in sé stesso, è sempre qui, sullo sfondo di quel sogno che chiamiamo vita.

    #59525
    Anonimo
    Inattivo

    Bellissima riflessione e bellissima anche la metafora cinematografica.
    Ho appena finito di leggere un libro di divulgazione scientifica in cui c’è una parte interessantissima su ciò che siamo noi per la scienza. Riporto alcune citazioni che ho apprezzato maggiormente: “Che cosa significa che siamo liberi di prendere delle decisioni, se il nostro comportamento non fa altro che seguire le leggi della natura? […] Non c’è nulla in noi che sfugge le regolarità della natura. […] Quell’ “io” che decide è lo stesso “io” che si forma (in modo che non ci è certo del tutto chiaro ma incominciamo a intravedere) dallo specchiarsi su se stessa, dall’autorappresentarsi nel mondo, di quella impressionante struttura che gestisce informazione e costruisce rappresentazioni, che è il nostro cervello.”
    E riguardo l’evoluzione: “Abbiamo bisnonni in comune con le farfalle e con i larici”

    In pratica, quello che siamo deriva dalle influenze esterne recepite ed elaborate dal nostro cervello e quella sensazione di esistere, del tempo che passa e dell’aver libertà di scelta, è solo un frammento confuso del mondo reale, è la proiezione che ci viene proposta dai collegamenti neurali. Il nostro cervello è fatto di materia e come tutta la materia esistente è il prodotto di scarto delle stelle: la frase “siamo figli delle stelle” nasconde una certa verità. La materia è composta dagli atomi e questi seguono sempre le leggi della fisica, per cui si può dire che nulla succede per caso. Quello che prima era l’atomo che componeva una stella ora potrebbe essersi mutato nell’atomo che compone il pc su cui sto scrivendo. “Nulla si crea nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.”

    #59526
    Anonimo
    Inattivo

    Così l’uomo,il minuscolo atomo,è collegato con la grande Vita centrale del sistema solare.

    Il successivo punto è il fatto che l’etere dello spazio è il <>entro ed attraverso il quale giocano le energie che hanno origine da molte sorgenti.

    Il corpo eterico individuale non è un veicolo umano isolato e separato,ma è una parte integrante del corpo eterico della “famiglia umana”:
    questo regno della natura,mediante il suo corpo eterico è una parte integrante del corpo eterico planetario;il corpo eterico non è separato dai corpi eterici degli altri pianeti,ma tutti,nella loro totalità,costituiscono il corpo eterico del sistema solare.

    L’uso dell’immaginazione creativa può essere preziosa per avvicinarci ad una grande realtà;la realtà alla quale mi riferisco è che non vi è alcuna possibile separatività nelle nostra vita planetaria manifestata o altrove,anche oltre il limite del nostro pianeta.
    Il concetto di separatività,di isolamento individuale è una illusione della mente umana non illuminata…

    Ogni cosa,ogni forma,ogni organismo della vita manifestata in ogni regno della natura sono intimamente collegati tra loro attraverso il corpo eterico planetario.

    Per poco che possa significare o apparire inutile,il tavolo sul quale si scrive,il pc da cui scriviamo ( come nota giustamente Nyma ),un fiore,gli uomini con i quali parliamo dividono con noi la grande vita circolatoria del pianeta poichè questa vi fluisce dentro,attraverso e fuori di ogni aspetto della natura e della forma.
    Tutte le forme sono connesse,intercomunicanti e interdipendenti…

    #59534
    Anonimo
    Inattivo

    Forme intercomunicanti e interdipendenti.. Mi vengo in mente due cose. Fuori da questo pianeta, esiste ciò che definiamo “paranormale”? Sinceramente, dal materiale pervenutoci da Nasa e roba simile, non ho notato mai nulla di particolare. E nel mare?
    L’intercomunicazione. Osservando la diffusione di fenomeni culturali e storici, mi chiedo se un fatto possa essere soggetto solo di “importazione ed esportazione” culturale. I casi di pensiero e di sviluppo comune sono tantissimi, non solo all’interno del mediterraneo, ma fra aree che sono geograficamente troppo lontane per potersi contaminare.
    E se il discorso andasse più a fondo? Così come un violino lievemente scordato deturpa una sinfonia, non è possibile che il mio pensiero e i miei stati d’animo possano contaminare i pensieri e gli stati d’animo di un’intera area geografica?
    Sull’immortalità..arrivato a questo punto le mie domande riguardano l’unità o la frammentazione della coscienza. Ossia aldilà delle mie carni, Gianni rimane Gianni o nasceranno nuove forme di coscienza che non permetteranno il Gianni nel più profondo del significato? Avrò coscienza nella mia frammentazione?
    O forse sarò lontano anni luce dall’interesse di riconoscermi in sabbia, cane o fiore?
    Personalmente credo che sopravviveremo nella nostra individualità, aspetto fisico compreso.

    #59535
    Anonimo
    Inattivo

    @Ciuccolo

    La parola coscienza ha un significato profondo,si arriva ad identificarla con la stessa Essenza dello Spirito che permea di Se tutta la manifestazione:La coscienza infatti,è in tutti i regni della natura,persino nell’atomo,dove si rivela come reattività ed intelligenza.

    Nell’uomo la coscienza si risveglia gradatamente fino a raggiungere la sua pienezza,si può affermare allora che l’uomo un’unità di coscienza.
    E gradualmente la coscienza diventa Consapevolezza:Essere Uno il Tutto.

    Certamente Gianni rimarrà per sempre Gianni,ma non come personalità,come ego,ma come atomo di coscienza nello
    Spirito dal quale proviene l’Anima che dimora o ha dimorato in lui.

    Lo Spirito possiede in se tutte le esperienze apprese nelle vite precedenti,dunque anche la coscienza di Gianni,ma sotto forma di atomi permanenti.

    Il pensiero è energia costruttiva se dovutamente diretta per un fine.;quanti uomini con le loro idee,con il loro pensiero hanno influenzato il cammino dell’umanità:alcuni verso un’evoluzione altri verso un’involuzione…
    E’ il caso dei dittatori che hanno usato ed abusato del loro pensiero egoistico di prevaricazione,modificando il destino di altri esseri e di intere nazioni…
    Al contrario gli scienziati,gli inventori,gli artisti,i filosofi,gli intellettuali hanno contribuito con il loro pensiero sublimato in ciascuna di queste arti ,a fornire un forte impulso evolutivo per il genere umano.

    Penso che il paranormale esista come definizione solo in questo pianeta,in quanto con questo termine cataloghiamo tutto quello per il quale la nostra scienza e l’evoluzione della nostra specie non ha ancora fornito delle spiegazioni logiche e razionali…

    Certamente si scrive e si parla più dello spazio che del mare:quello che conosciamo di questo elemento ,dal quale la nostra specie ha avuto origine,è solo,come si dice,la punta di un iceberg;anche il mre potrebbe rientrare nella categoria del paranormale,a ben vedere.

    #59536
    Anonimo
    Inattivo

    Una visione che ha sempre coinciso con mio immaginario, anche se per tradizione cristiana ricongiungo tutto al bordo della veste del creatore.
    E’ stata l’esperienza degli ultimi anni a mandarmi un pò in crisi. Ogni manifestazione che io ritengo in sicurezza di definire paranormale, ha sempre avuto un carattere umano, antropomorfo. A volte sono stati particolari che riconoscevo come anatomicamente umani, altre erano persone intere, con un carattere e delle espressioni dalle quali indovinavo stati d’animo, umore, taglio di capelli e moda nel vestire..ciò che mostro insomma, più altre esperienze reali che con le foto han poco a vedere.
    Per questo la mia idea di coscienza unitaria e di “resurrezione in corpo e in spirito” è rimasta immutata.

    #59537
    Anonimo
    Inattivo

    @Ciuccolo

    …Vedere con “altri occhi”,percepire con altri sensi:la sensibilità si affina,la Conoscenza si amplifica…

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