Beh, caro Kit, parlando del diavolo non si può prescindere Dio perché in questo caso il male, così come interpretato da noi, non prescinde il diavolo stesso…stiamo parlando di un antagonista. Se poi vogliamo parlare del male a se stante, come forza diversa dal bene, dovremmo starci qui a sbattere la testa per giorni, mesi e anni senza trarne la benché minima conclusione accomunante. le visioni sono distorte dal senno, lo ripeto… gli animali, i vegetali, ed il resto del creato, questo problema del bene e del male o del demonio e di Dio stesso, probabilmente non l’ hanno….tuttavia subiscono entrambe le forze passivamente, queste due forze naturali, cosa che noi intellettuali non accettiamo di buon grado.
Che il male sia una creazione di Dio, o una sua parte, non è necessario a livello di logica. Potremmo immaginare che il male sia semplicemente l’assenza del bene o dell’amore. Un po’ come il buio è l’assenza della luce, o il freddo è l’assenza di calore.
Per esempio, non esiste limite al calore (che si sappia)… alle centinaia di gradi se ne possono aggiungere migliaia o milioni ed il calore aumenterà sempre, però esiste lo zero assoluto, almeno quello teorico perchè nella pratica difficilmente viene raggiunto, che è di -273,15 °C, ed in pratica corrisponde all’assenza totale di calore.
Possiamo immaginare che il male sia ciò che resta quando togliamo l’amore. E che quanto più ci si allontani dall’amore, tanto più si resti “vuoti”.
In questo caso anche l’idea di “inferno” non dovrebbe essere necessariamento intesa come creazione di Dio. Non è che Dio si metta a creare un luogo infernale e tremendo per punire i malvagi. L’inferno è ovunque l’amore sia assente.
Vi immaginate un luogo ed un insieme di relazioni prive di amore, affetto, sentimenti positivi? Che cosa sarebbe questo luogo? Un’inferno.
Infatti le definizioni dei due princìpi opposti, però, sono necessari a livello logico. Altresì il diavolo è un’ opposto, una assenza se vogliamo (come dice il dotto Valle)…ed opposto non vuol dire per forza malevolo, dove malevolo sta per sconvenienza…la sconvenienza è il principio fondamentale che ci porta a vedere la figura diabolica avversa, ed è umanamente logico che la sconvenienza è avversione. Dovremmo provare a metterci un po’ noi nei panni del maligno…secondo lui la sconvenienza (ed il male) risiederebbe nel bene (logicamente)…invece l’ interpretazione concerne un’ elogio, a lungo pensare, dell ‘esistenza dell’ opposizione…immaginare un mondo “perfetto” dove non vi è alcuna scelta e dove agire a senso unico sarebbe deprimente e deleterio (paradossalmente)…la libera scelta non comporta sorta di ripercussione universale, ognuno è libero di agire secondo indole ( sono le leggi umane artificiose a stabilire chi è nel torto o nella ragione) …questo è una grande particolarità nonché grazia concessaci.
A parte la posizione del Cristo, questo del bene e del male è un campo totalmente minato, probabilmente ci si va a scontrare con la dualità di un singolo “Essere”. Si entra comunque in scarne considerazioni che vanno di pari passo con le proprie conoscenze e con le susseguenti intime considerazioni che sono tutt’altro che illimitate. Andrebbe pure considerato che se tutte le Scritture religiose (e relativi commenti) sono soltanto frutto delle ansie umane ed opere di visionari, allora cadrebbe la necessità di domande e risposte, ma la realtà della condizione umana resta.
Se non ci si basa sulla fede, le risposte a certe domande non possono che essere di natura filosofica. A meno che facciamo propri gli insegnamenti del Gesù nei testi gnostici di Nag Hammadi, ovvero: il male esiste perchè la Natura non è stata creata dal vero Dio, ma da una forza demiurgica che riuscì a suo tempo, ad impadronirsi delle sue forze, o almeno di una parte… La domanda che poi segue è più che logica: perchè mai il Dio Unico (la Grande Sophia di Gesù, il Padre) avrebbe consentito questo?
Qualche ideuzza lo gnosticismo, in ogni caso la espone… ovvero la libertà assoluta che è prerogativa del Dio Unico. Questa libertà infinita ha posto le basi per la creazione imperfetta. Una libertà di cui pure Dio ne sarebbe “vittima”. E’ questo pure il pensiero del filosofo H. Bergson.
Dio schiavo della propria libertà dunque? Di questa ne avrebbe approfittato una forza inferiore, non priva di pecche. Il mondo dunque ha delle tare, dei difetti, così come le ha il Dio esaltato nella Bibbia come buono e perfetto, creatore di un mondo imperfetto. Il Dio della Gnosi segreta cristiana risulta ben diverso da quello antropomorfico d’Israele, a mio parere più vendicativo, geloso e accentratore di tanti dittatori che si sono succeduti su questo mondo, sostanzialmente un succedaneo.
Un saluto
Questo è anche vero. Infatti noi non siamo nemmeno in grado d’immaginare come potrebbe essere un mondo in cui non esista il male, l’avverso, il pericolo. Anzi non saremmo neanche in grado di vivere, probabilmente, in un mondo del genere, non come siamo fatti oggi. Il nostro intero istinto, il nostro modo di comportarci, di pensare, di programmare e perfino di divertirci è profondamente influenzato dal senso di precarietà e di drammaticità di questo mondo.
Paradossalmente anche il nostro umorismo si basa in gran parte sull’esorcismo del dramma. Ridiamo per non piangere, insomma
In un mondo come un paradiso, noi saremmo forse incapaci di funzionare come dei pesci fuor d’acqua.
L’interessante discorso mi spinge verso una riflessione:abbiamo già detto che in molti casi il male nell’uomo appare come conseguenza ambientale.
Mettiamo che così non fosse e sia invece presente un vero e proprio”gene del male”,di cui sicuramente avrete sentito parlare.
In teoria non esiste,o non lo hanno ancora individuato ma c’è però una certa predisposizione di base nelle persone,indipendentemente dal vissuto…potrebbe esistere una differenza interna nell’umanità,dove sia presente una parte più buona(diciamo quella che popolerebbe un mondo di pace)ed una comunque incapace di natura a vivere nel bene,senza bisogno di frenare istinti o altro?
come insegna la storia antica,sono esistite altre razze di ominidi che sono poi state soppiantate dal sapiens.
magari è esistita veramente una razza”buona”che per ovvi motivi è stata eliminata nel corso del tempo ma della quale si conservano ancora i geni….in pratica,è sopravvissuto il male e forse,quello che si dovrebbe cercare è il gene del bene,pensandoci,il meno adatto a sopravvivere.
qui può entrare in gioco una o più di un’entità che abbia modificato,scelto o sperimentato su di una base di ominidi,il bene ed il male e da qui le diverse fazioni(dio e diavolo)
Ciao Roland
Per ora il gene del male che citi rimane una metafora, una scusa all’abominio. Nella logica umana il male non dovrebbe esistere, questo è il punto essenziale. Qualunque risposta che si da a questo quesito rimane invariabilmente al di qua della soglia. L’equazione, la risposta a questa domanda non sarà mai evasa, l’agnosticismo di tanti “credenti”, il “gene della religione”… non ha mai spazzato via il mistero del dolore, questa (purtroppo) è la realtà.
Come spiegarsi poi le tante anomalie genetiche, oppure le piccole psicopatologie che si riflettono sul nostro vivere quotidiano. Siamo un manicomio chimico, dove la programmazione genetica a volte comanda aberranti comportamenti, non solo per l’essere umano, ma pure nella tanto decantata perfetta natura, dove si arriva a sbranare la propria genitrice, così come lo fanno alcuni ragnetti, è tradizione delle formiche invece, mangiucchiarsi il partner, mentre le mantidi si divorano tra di loro, invece certi scorpioni di sani principi usano sterminare i piccoli della nuova femmina da corteggiare, proprio alla stessa stregua del leone. L’uomo si sa è più intelligente… conduce a rotazione guerre fratricide in nome di Dio, in nome del quale sgozza ancora miti agnellini per celebrare riti religiosi.
Se tutto sto popò di “regolarità” cromosomica che si evidenzia nel mondo animale e umano può fare ribrezzo, figuriamoci quando si addizionano imperfezioni genetiche…. Per fortuna che c’è il libero arbitrio, così siamo a posto… ‘A lè un mond lèdar…
Un saluto
Definite quindi “bene” e “male”…
Ciao
Finchè parliamo di concetti possiamo fare tutti i giochini mentali che vogliamo , ma quando ” viviamo ” un’esperienza , se vogliamo prenderla in considerazione , dobbiamo prenderla per quella che è , osservandola in maniera neutra se è possibile e usando il nostro buon senso e tutto ciò di cui siamo stati dotati per interpretarla esattamente per ciò che è senza aggiungere troppi contenuti personali .
Personalmente penso , come qualcuno mi ha suggerito , che nel gioco cosmico (e qui usiamo un po’ di poesia ) la luce ha bisogno del buio per brillare .
C’è una leggenda Cherokee che mi piace molto e forse mi ha aiutato a spegnere un pò quei momenti stridenti di lotta interiore :
Una vecchia leggenda cherokee racconta che un giorno il capo di un grande villaggio decise che era arrivato il momento di insegnare al nipote preferito cosa fosse la vita. Lo porta nella foresta, lo fa sedere ai piedi di un grande albero e gli spiega:
“Figlio mio, si combatte una lotta incensante nella mente e nel cuore di ogni essere umano. Anche se io sono un saggio e vecchio capo, guida della nostra gente, quella stessa lotta avviene dentro di me. Se non ne conosci l’esistenza, ti spaventerai e non saprai mai quale direzione prendere; magari, qualche volta nella vita vincerai, ma poi, senza capire perché, all’improvviso ti ritroverai perso, confuso e in preda alla paura, e rischierai di perdere tutto quello che hai fatica tanto a conquistare.
Crederai di fare le scelte giuste per poi scoprire che erano sbagliate. Se non capisci le forze del bene e del male, la vita individuale e quella collettiva, il vero sé e il falso sé, vivrai sempre in grande tumulto.
È come se ci fossero due grandi lupi che vivono dentro di me: uno bianco, l’altro nero. Il lupo bianco è buono, gentile e innocuo; vive in armonia con tutto ciò che lo circonda e non arreca offesa quando non lo si offende. Il lupo buono, ben ancorato e forte nella comprensione di chi è e di cosa è capace, combatte solo quando è necessario e quando deve proteggere se stesso e la sua famiglia, e anche in questo caso lo fa nel modo giusto; sta molto attento a tutti gli altri lupi del suo branco e non devia mai dalla propria natura.
Ma c’è anche un lupo nero che vive in me, ed è molto diverso: è rumoroso, arrabbiato, scontento, geloso e pauroso. Le più piccole cose gli provocano accessi di rabbia; litiga con chiunque, continuamente, senza ragione. Non riesce a pensare con chiarezza poiché avidità, rabbia e odio in lui sono troppo grandi. Ma è rabbia impotente, figlio mio, poiché non riesce a cambiare niente. Quel lupo cerca guai ovunque vada, perciò li trova facilmente; non si fida di nessuno quindi non ha veri amici.
A volte è difficile vivere con questi due dentro di me, perché entrambi lottano strenuamente per dominare la mia anima.”
Al che, il ragazzo chiede ansiosamente: “Quale dei due lupi vince, nonno?”
Con voce ferma, il capo risponde:
“Tutti e due, figlio mio. Vedi, se scelgo di nutrire solo il lupo bianco quello nero mi aspetta al varco per approfittare di qualche momento di squilibrio, o in cui sono troppo impegnato e non riesco ad avere il controllo di tutte le mie responsabilità, e attaccherà il lupo bianco, provocando così molti problemi a me e alla nostra tribù; sarà sempre arrabbiato e in lotta per ottenere l’attenzione che pretende. Ma se gli presto un po’ di attenzione perché capisco la sua natura, se ne riconosco la potente forza e gli faccio sapere che lo rispetto per il suo carattere e gli chiederò aiuto se la nostra tribù si trovasse mai in gravi problemi, lui sarà felice e anche il lupo bianco sarà felice ed entrambi vincono. E tutti noi vinciamo.”
Confuso, il ragazzo chiede:
“Non capisco, nonno, come possono vincere entrambi?”
Il capo continua:
“Vedi, figlio mio, il lupo nero ha molte importanti qualità di cui posso aver bisogno in certe circostanze: è temerario, determinato e non cede mai; è intelligente, astuto , capace dei pensieri e delle strategie più tortuose, caratteristiche importanti in tempo di guerra. Ha sensi molto acuti e affinati che soltanto chi guarda con gli occhi delle tenebre può valorizzare. Nel caso di un attacco, può essere il nostro miglior alleato.”
Poi il capo tira fuori due pezzi di carne dalla sacca e li getta a terra, uno a sinistra e uno a destra. Li indica e dice:
“Qui alla mia sinistra c’è il cibo per il lupo bianco, e alla mia destra il cibo per il lupo nero. Se scelgo di nutrirli entrambi, non lotteranno mai per attirare la mia attenzione e potrò usare ognuno nel modo che mi è necessario. E, dal momento che non ci sarà guerra tra i due, potrò ascoltare la voce della mia coscienza più profonda e scegliere quale dei due potrà aiutarmi meglio in ogni circostanza.
Vedi, figlio mio, se capisci che ci sono due grandi forze dentro di te e le consideri con uguale rispetto, saranno entrambi vincenti e convivranno in pace; e la pace, figlio mio, è la missione dei cherokee, il fine ultimo della vita. Un uomo che ottiene la pace interiore ha tutto; un uomo che è lacerato dalla guerra che si combatte dentro di lui, è niente.”
@Yamuna:
ciao, post decisamente interessante il tuo.
Ad ogni modo, con tutto il rispetto, anche le migliori leggende Cherokee sono così lontane dal nostro quotidiano e dal nostro modo “occidentale” di concepire la realtà e la vita, che possono essere considerate alla stregua dei “giochini mentali” che tu mi “addebiti”… questo senza sminuire nulla o nessuno, è solo la mia personale opinione. Sono come i racconti Zen o i discorsi del Buddha, belli e intelligenti da leggere, ma ben ardua impresa è poi metterli in pratica nella vita di tutti i giorni…
Detto questo, concordo sul fatto che “bene” e “male”, se vissuti in prima persona, lasciano un’impronta indelebile, ed il loro segno, al di là di ogni dubbio. Ad esempio, se ammazzo una persona, anche se per legittima difesa, tale drammatica azione resterà impressa nella mia esistenza per sempre, e difficilmente potrà assumere i connotati del “bene”, per quanto possa essere stata fatta “a fin di bene”. Inoltre io ritengo che in generale le cattive azioni, le azioni crudeli, restano nel corpo e nell’anima di una persona per lunghissimo tempo, se non per sempre. Un saluto
@the_believer
Ciao . Non ti addebitavo giochini…è solo che facevo la differenza tra un concetto e un’esperienza vissuta . Mi chiedevo…l’essere umano nei suoi bisogni è davvero tanto cambiato da non poter trarre saggezza da cose scritte molto tempo fa ? Non lo so .
Mi riferivo anche al fatto (ma è sempre responsabilità mia che non mi spiego perfettamente) , che ci sono persone che fanno esperienza , al di là dei concetti , di cose che definiscono “il maligno” . E’ un argomento che non mi piace per niente…troppo difficile da trattare . Quindi torno all’idea dell’esperienza spirituale da vivere per quella che è senza aggiungere contenuti nostri . Nella mia esperienza per esempio ho imparato tantissime cose ascoltando durante la meditazione . mi sono stati trasmessi molte cose che io a volte ci ho messo un anno a digerire perchè totalmente lontane dal mio bagaglio culturale e dal mio modo di pensare , ma alla fine le ho dovute accettare per fede…perchè ho chiesto consiglio e quelle sono state le risposte che ho ricevuto ripetutamente anche se io non le accettavo . Più o meno il discorso che volevo affrontare era questo . Possiamo trattare tutto in termini di concetti culturali o meno…simbologie etc…etc…o a volte dobbiamo osservare l’esperienza così come ci capita , senza la presunzione di poter sapere tutto..ma magari intuendo e continuando…grazie alle rivelazioni…una volta che abbiamo intrapreso un certo cammino…?Difficile , lo so , come discorso…infatti persino per me in questo momento è difficile da affrontare…perchè trovo assolutamente sbagliato affermare il fatto che esistono verità assolute…ma anzi penso che ci siano infiniti cammini…e ognuno ha il suo…anche se ho avuto la fortuna di fare parti del tragitto in compagnia di persone che erano sulla mia stessa identica strada..e vivere in totale sintonia e amore tutto questo (ma anche in libertà ) è stata un’esperienza per la quale ringrazio la vita…
Sono d’accordo sul fatto che “bene” e “male” siano concetti aleatori, se non vengono interiorizzati.
Cosa ci dice cosa è bene o male? La nostra culutra? La nostra tradizione? Ricordiamo che come ho già espresso il altri topic è sempre chi vince a scrivere la storia e chi scrive la storia non si rappresenterà mai come il male, ma come il bene che ha trionfato sui cattivi. Se, come già avevo citato come esempio, la Seconda Guerra Mondiale fosse stata vinta dall’Asse, allora le migliaia di morti causate dalle bombe nucleari americane sarebbero state viste come una spregevole manifestazione del male che le governava e, purtroppo, la pulizia etnica di milioni di esseri umani sterminati sarebbero stati visti come una cosa buona. Così come nel dopoguerra risulta vietato e spregevole l’utilizzo di alcuni simboli rappresentanti un regime sconfitto al cospetto di alti ben tollerati, sebbene richiamino ad altrettanti terribili regimi che però non hanno pagato il prezzo della sconfitta, come la falce e il martello. La realtà a mio parere è che non c’è stato un “bene” che ha vinto contro il “male”, ma due bestie che possedevano entrambi i lati, che si sono scornate fino alla sopravvivenza di una sola.
Quindi penso che “bene” o “male” non si possa definire se non facendo propria l’esperienza (o l’idea) e conoscendo il dolore che provoca a se stessi e soprattutto agli altri. Così facendo, “impersonificandola”, si capirebbe che una cosa è “male” o “bene” relativamente a se stessa, non relativamente a chi la compie.
Se poi una persona troverebbe gusto nel fare una cosa “malvagia” ossia che crea dolore al prossimo, non credo possa definirla “giusta” per il suo punto di vista. A quel punto la catalogazione perde aleatorietà e diventa obiettiva.
PS: penso però che forse il topic iniziale cercasse un altro tipo di risposta, non tanto cosa è “bene” o “male”, quanto cosa è il “male”: un’enità che ci fa agire in malvagità (qualunque essa sia la sua visione) oppure noi stessi? A tal riguardo io avrei due risposte: quella scettica e quella meno scettica. Da “non scettico” mi intriga la possibilità che esistano veramente influenze paranormali negative che si pongano in contrapposizione a quelle positive per mantenere un equilibrio cosmico, rispettivamente in Dio e nel Diavolo, negli angeli e nei demoni; da “scettico” invece direi che dare la colpa al diavolo sia un modo per poter giustificare i passi falsi di un essere che dovrebbe essere perfetto, ossia chi è a immagine e somiglianza di Dio: insomma, non è certo colpa sua se Eva ha tentato Adamo con la mela, è stato il diavolo sotto forma di serpente ad indurla in un errore che in quanto essere umano non avrebbe mai commesso. Una visione, quella dell’uomo sopra tutto e tutti al centro dell’universo, che è stata dura da smontare e tutt’oggi persiste.
Ciao Yamuna. A proposito, il tuo nick è una maggiorazione del dio indù Yama con l’aggiunta di un articolo (un)? Nient’altro che una curiosità…
Concordo quando pensi che non esistono verità assolute, che ci siano infiniti cammini e che ognuno ha il suo. Ancor più quando affermi che il massimo è trovare e condividere con una stretta cerchia di persone questo tipo di ricerche. La stessa lunghezza d’onda è estremamente utile, in questo rimpiango moltissimo il mio recente passato.
Non esistono, dicevo, verità assolute, oggettive, per tutti, anzi le certezze non sono di questo mondo, e probabilmente è un bene che sia così, date le nostre esigenze/limitazioni sul piano biopsichico ed esistenziale umano. Perchè la nostra esperienza, per essere fruttifera sul piano spirituale, deve essere “ostacolata” almeno dal dubbio, per poter avere continuamente un nuovo sprone alla ricerca di sè, anche attraverso le cose della Terra e degli altri, comprimari in questa sublime commedia…
Un saluto
Alcuni passaggi del P.S di Emiliano vanno in larga parte condivisi, meno le sue affermazioni del male. Per propria natura (sempre di etica connaturata parliamo), l’uomo, concettualmente, profondamente, sa distinguere e quindi agire di conseguenza dopo aver giudicato ciò che è male. ne ha piena, intima possibilità. Altra cosa è fare “male” pensando di fare “bene”, ma questo è tutt’altro motivo di discorso.
Il discorso iniziale verteva sul male che fa parte dell’uomo e ciò che invece lo include, lo compenetra, riesce ad abusarne, pur essendo esterno a lui… Di questo male ho visto perfino una persona morire. Sembrerà eccessivo, ma non lo è. Alcune menti dotatissime volgono grandi capacità intellettive al crimine, e non intendo solo riferirmi ai delitti comuni, ma proprio all’atto di colpire il “nemico” distruggendolo. Credo che un simile atteggiamento nasca sempre da un grande senso d’inferiorità, da riscattare in qualche modo.
Un saluto
Ciao Kit , no , il nick ha a che fare con la geografia , più precisamente con un fiume . Si , dobbiamo comprendere che chi fa del male lo fa perché ha subito abusi . Ne parlavo proprio poco fa con un’altra persona dicendole come sono riuscita a perdonare alcune persone dotate di capacità intellettive al di sopra della norma che poi sono diventate diaboliche . Posso dirti la verità , entrando totalmente nell’essere di queste persone , sono riuscita a sentire la loro fragilità e a provare compassione . Sembra stranissimo , fragilità in una persona che fa del male : posso dirti totale fragilità . Le persone che hanno perso il controllo sono deboli e per questo motivo , considerando la melma in cui tra l’altro si trovano , devi solo provare pietà e se puoi ( e sottolineo se puoi , perché non è facile) , aiutarle .
Il male è come un loop , un virus che si è insediato all’interno di certe persone che quelle persone non hanno saputo stoppare o elaborare o trasformare in un qualche modo . Ne sono imprigionati . Ne sono preda e a volte la debolezza mentale e il blocco di alcune parti della loro crescita emotiva , a e umana non aiuta .Con questo non voglio dire che noi siamo superiori e loro sono inferiori . Nella maniera più assoluta no . Anzi , loro ci stanno insegnando , quando odiamo , quanto scarsa sia la nostra visuale , quanta empatia riusciamo a mettere in campo o meno . In questo io dovevo migliorare e così eccoti qua la possibilità di vita servita su un piatto d’argento . Ho sofferto molto, perché queste persone sono perfide, ma alla fine ce l’ho fatta .
Rispondo che un altro motivo scatenante, oltre che la fragilità, può essere l’eccessiva compassione. L’essere capaci di esaltare la sensibilità per qualcosa al punto di volerla rompere.
Faccio un esempio: ho un fratello più grande e da piccoli c’è stato un determinato periodo nel quale non passava giorno che ce le davamo di santa ragione, soprattutto lui a me. Ebbene ricordo con rammarico che una volta mi fece così arrabbiare che per vendetta distrussi la sua Smemoranda (chi se le ricorda?) che aveva riempito di sue cose con tanta cura tutti i giorni precedenti e trattava come un tesoro. Ed è stato proprio quanto sapevo tenesse a quella cosa e quanto io provavo “compassione” per questa immagine di bontà che mi fece scegliere proprio quello per fargli del male. E’ vero, questo esempio si rifà in pieno a ciò che avete appena detto ossia la reazione a una sofferenza subita… ma non voglio porre l’attenzione sull’azione/reazione in se quanto alla sensazione provata nel compierla.
Considerando il piacere che provai nel momento in cui la distrussi non fatico a pensare che qualcuno, anche senza avere un’azione pregressa a cui sta reagendo nel modo sbagliato, possa trovare piacere nel fare del male dopo aver provato per quella cosa o persona una forte compassione benevola… proprio per il solo gusto della contrapposizione tra le due sensazioni, come se la prima quella buona sia troppo intensa da doverla moderare con una tanto negativa. Chissà, forse è questo che permette alle “persone” (permettetemi le virgolette perché trovo difficili definirle tali) di far del male ad animali innocenti: travolti così tanto dalla compassione verso la loro tenerezza, il loro amore incondizionato, la loro cieca fiducia nell’avvicinarsi, da romperla per un qualche piacere perverso nel vederli soffrire, nel trasformare in terribile un’immagine “beata”. Credo che molti psicopatici agiscono proprio in questo senso, verso gli animali, verso la natura (tipo i piromani), verso le persone (non ultimi chi dice che uccide per amore).
Io comunque, ancora ora a distanza di più di 20 anni, mi rammarico al ricordare quanto feci a quel diario.