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Oggi sono in vena disse il vampiro… aggiungerei quindi qualcosa di inerente seppur blando, una cosuccia insmma… :gattonero: :gattonero: 😎
Non abbiamo alcun metro per misurare la profondità del baratro della morte, i “dotti” ostentano un sorriso, dando spiegazioni univoche date dalla loro “superiorità” o dalla fede più volte malamente espressa. Ma sulla mysteryosofya della morte non esiste dotto che tenga. Nessun altro mito ha mai dato adito ad argomentazioni infinite, senza risultato alcuno. Perchè si ritorna spesso su questo argomento? la risposta è: la paura. La nera signora non fa mai differenze, tratta in ugual modo papi, Re, principi, capi di stato e…ciabattini. Tutti sono uguali di fronte a lei, anche se qui, ora, ci diamo molto da fare per non essere nè uguali nè tanto meno fratelli.
Tutti noi prima o poi, si dovrà affrontare il “problema” di “sorella nostra morte corporale” come diceva frate Francesco, la morte è quella che è, e tale rimane anche se la chiamiamo in altro modo. E il dopo? Tralasciando le troppo esplicite visioni dantesche e le mie esperienze personali date da sedute medianiche, cosa si può pensare se non ad un’altra vita? Il nulla? E’ impensabile ed inimmaginabile. Psicologicamente è difficile, se non impossibile, pensare ad una “non vita” dopo la morte, a noi non garba troppo l’idea di “scomparire” e di essere dimenticati… par quasi impossibile pensare ad un mondo che continua ad esistere imperterrito anche dopo la nostra dipartita…
Probabilmente il problema è meno complesso di quanto si pensi e, almeno per quanto mi consta, esistono due realtà: la morte della materia (in una determinata forma) e la liberazione dello spirito (tanto per usare un termine), la prima dolorosa, la seconda liberatoria, un po’ come il travaglio della nascita di un bambino scioccato per la nuova esistenza e per il dolore nel venire alla luce.
Un saluto