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Rispondi a: Karma, varianti e Legge di causa-effetto.

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#54565
Anonimo
Inattivo

Ancora sul Karma e la Legge di causa-effetto
Come nella volta precedente, vi narrerò tre storie, tre vissuti appartenuti a tre di voi. Do inizio al primo racconto, ripeto che sono storie abbastanza comuni, non aspettatevi romanzi. Cercherò di essere più sintetica possibile, però è gioco-forza che in certi particolari io mi soffermi per disegnare meglio il carattere del personaggio coinvolto.
La prima storia ha inizio esattamente nel 1900, quando i protagonisti maggiori e attualmente quella creatura che si trova fra voi che ha avuto un segno di croce, aveva allora dieci anni. Abitava in un paesino del basso Veneto devastato da frequenti inondazioni, che erodevano a poco a poco il terreno, spazzando verso il mare interi poderi.
Questo bimbo aveva due giovani genitori e due nonni; era un bimbo nato e cresciuto nella campagna libero, con lo spirito libero, uno spirito semplice, secondo gli insegnamenti, secondo la mentalità e l’educazione di quel tempo.
In seguito ad un’inondazione più grande, più catastrofica delle altre, furono proprio i nonni ad insistere perché il figlio, la nuora e il nipotino emigrassero in America; a malincuore la famigliola intraprese il lunghissimo faticosissimo viaggio attraverso l’oceano.
A New York, già abitava da qualche tempo un lontano parente che si premurò di aiutarli, trovò loro un piccolissimo alloggio, trovò per il padre un lavoro sia pure saltuario, sia pure faticosissimo, come scaricatore di porto, trovò alla mamma un lavoro faticosissimo e umilissimo come sguattera in un noto locale, ma assai malfamato. Il piccino dunque era solo, solo in un una casa che sentiva estranea, solo in una città che sentiva estranea, che sentiva chiusa tanto diversa dalla sua campagna e solo trascorreva le giornate seduto sugli scalini di casa a guardare i monelli a giocare sulla via.
Mano a mano che il tempo passava, strinse amicizia con un ragazzo più grande di lui, un ragazzo molto diverso, anche egli figlio di emigranti, ma con ben altra indole, un ragazzetto molto smaliziato, svelto, prepotente.
Piano piano il piccolino ne rimase affascinato e lo vedeva come un idolo, come un modello da emulare e lo seguiva dappertutto.
Ahimé, fu appunto questa amicizia, a rovinare il povero ragazzo, perché ben presto il compagno gli insegnò a rubare, gli insegnò a scippare la gente per strada, a fare qualche furtarello nei negozi, a taglieggiare le persone. Finché non fu preso dalla polizia e messo in un riformatorio.
Fu una tragedia, specialmente per la mamma, la mamma era una creatura molto fragile sia fisicamente che mentalmente, l’unico suo tesoro, l’unico suo amore era quel bambino; potete immaginare quale fosse la tragedia di questa povera madre quando vide il figlio rinchiuso in un istituto del genere, e fu il primo colpo.
Passarono tre anni di detenzione, e il ragazzo sembrava bene intenzionato, prometteva durante le visite di emendarsi, di imparare un lavoro, di tornare il ragazzetto pulito, semplice e la mamma ardentemente si aggrappava a questa speranza, questa certezza.
Dopo tre anni il ragazzo fu rilasciato, tornato alla piccola casa alla piccolissima umile dimora, tornato sulla sporca, stretta, malfamata strada del quartiere, ma per un po’ rigò dritto, come si dice; fece mille lavoretti come aiuto giardiniere, come spalatore quando nevicava, spalatore della neve, il padre lo aveva portato seco anche nel porto, dove si caricava dei pesi sulle spalle, dove veramente sembrava sul punto di tornare ad essere un ragazzo normale, avviato per una strada di una vita normale, onesta, povera, ma normale in tutto.
Ahimé, così non fu, il ragazzo intanto era cresciuto e aveva adocchiato una delle tante ragazze… di quelle ragazze spregiudicate, sempre disponibili, tanto ridanciane, tanto facili, che frequentava il locale dove la mamma lavorava, ma per avere una ragazza del genere – ormai egli aveva diciotto anni – per avere una ragazza del genere avrebbe dovuto guadagnare tanti denari, avrebbe dovuto avere una bella macchina, avrebbe dovuto farle dei regali costosi…
Invaghito di questa ragazza, questo povero giovane abbandonato il compagno di prima, si aggregò ad altri giovani, ad una banda proprio di malfattori giovanissimi, ma molto, molto più esperti, spregiudicati, criminali, di quanto egli fosse. Compì mille azioni terribili, ferì a morte una persona, fece altre malefatte, compì mille altri atti ingiusti, criminosi, piano piano certo si arricchiva, mano mano certo prendeva baldanza, prendeva sicurezza, mano a mano la sua spregiudicatezza lievitava in lui guastandolo completamente, portandolo ad una via senza ritorno.
Finché imprigionato, condannato a parecchi anni, non conobbe il vero carcere e qui dal dolore, piegata su se stessa da un peso troppo grande per potersi sopportare, la mamma purtroppo perse il lume della ragione. Del resto quel povero ragazzo, quel cattivo, sconsiderato, sciagurato ma anche povero ragazzo, non sopravvisse a lungo, perché dentro al carcere a cagione di un litigio, di uno scontro con altri detenuti, fu pugnalato. Non aveva ancora ventitre anni.
Questa è in breve la prima storia, ed ora creatura che sei coinvolta in questa storia, rifletti, ne hai capacità, rifletti le conseguenze che possono esserti derivate in quest’altra vita, confronta l’agire, il tuo agire di figlio di allora con magari l’agire di un figlio tuo di oggi se ce l’hai, comprendi?
Ti lascio alle tue riflessioni..
Un momento solo per favore, rifate catena, date un po’ di energia a Teresa, ah!, questa donna è proprio un miracolo…
La seconda storia, destinata naturalmente alla persona che ha avuto due croci segnate sulla fronte… Vedete, alle spalle di questa persona, dietro a questa persona, dalla vita sfortunata, dalla vita apparentemente segnata da tanta sofferenza fisica e morale, avanti questa storia, oltre a quella di questa sera, ce ne’ un’altra anteriore molto più grande e quindi questa persona, questa creatura, deve assommare mentalmente le colpe di due esistenze, deve fare attenzione; lei conosce la prima esistenza della quale io parlo, deve fare attenzione ad assommare questa a quest’altra e poi in seguito alla terza, cioè all’attuale, quella che sta vivendo, l’attuale che sta vivendo, è la somma delle due che l’hanno preceduta, sia pure a distanza di secoli, perché la prima della quale non parlerò questa sera, ma che lei già conosce, data molti secoli fa, molti secoli or sono.
Questa invece, la sua penultima diremo per essere chiari, data pressappoco a quella che è la storia numero 1, quella che ha preceduto quel racconto…
Questa storia, ci vede a Napoli, la Napoli di inizio secolo, secolo scorso naturalmente, in uno dei palazzi più famosi nei pressi di piazza del Gesù.
All’epoca erano proprietari i due coniugi, nobili entrambi, di un certo lignaggio, ai quali è stata riservata la gioia inaspettata di avere una creatura, una figlia, dopo venti anni e più di matrimonio, ma dal matrimonio era considerato ormai sterile, ma questa gioia inaspettata, al momento della nascita si era tramutata in sgomento, nel constatare che la creatura venuta alla luce, purtroppo era affetta da una grave deformità scheletrica, era gibbosa, era claudicante.
Figuratevi per la mentalità dell’epoca e per la mentalità di un certo ceto sociale, figuratevi quale onta, quale immeritata, impensata vergogna, poteva rappresentare la nascita di una creatura del genere. Una creatura condannata fin dal primo giorno a restare chiusa, segregata, nascosta dietro le mura spesse dell’antico, severo palazzo. Nessuno la vide mai e nessuno mai l’avvicinò ad eccezione di una governante ormai abbastanza anziana, da parecchio tempo al servizio della famiglia.
Ecco voi riflettete un momento, mettetevi nei panni di questa povera bimba, naturalmente privata da ogni affetto genitoriale in quantoché i suoi genitori ritenevano una vergogna, ritenevano una disgrazia, non avevano certamente amore verso di lei, immaginate quella bimba che cresce nella solitudine e nella sofferenza; quale carattere può sviluppare, quale Sentire una creatura del genere?
È naturale che ben presto e sempre in crescendo, il suo carattere fosse diventato aspro, ribelle, intrattabile al punto da non usare parole, ma soltanto urla isteriche, al punto da sfracellare ogni specchio esistente nella casa, perché non riflettesse la sua immagine così goffa, così mostruosa della povera creatura deforme, ma che aveva tanta intelligenza e purtroppo, che aveva accumulato tutto il risentimento, la malignità, la cattiveria di un essere del genere può incamerare.
Guardatevi, guardatevi dalle persone segnate così fortemente, traumaticamente dal destino, non ne troverete una veramente buona, veramente generosa, perché esse odiano tutti, odiano il mondo, odiano Dio, ma soprattutto odiano se stessi.
All’età di venti anni circa, i genitori morirono a pochi mesi l’uno dall’altro, lei rimase in custodia di questa vecchia ormai, governante, anche lei molto malandata in salute e che dopo qualche tempo decise di tornare al suo paese, per morire lì, dove era nata. Naturalmente la ragazza cercò di dissuaderla, un po’ la minacciò, un po’ cercò di rabbonirla, con promesse, con mille cose, mille atteggiamenti vera-mente inconsueti in lei, di dolcezza, di affetto ecc. ma la povera vecchia veramente era all’estremo, però le promise, le garantì la sostituzione di una sua giovanissima pronipote, venuta anche essa dal paese, la raccomandò come una fanciulla molto educata, di buon carattere, molto volenterosa e gentile.
Ed infatti sia pure a denti stretti, la padrona di casa dovette ammettere che veramente la governante non aveva esagerato nel descriverla così a bei colori, era veramente una fanciulla deliziosa, che pendeva dalle labbra della padrona, che era felice, sembrava felice di accontentarla, passava lunghe ore accanto a lei.
A poco a poco, questa padrona, cominciò a farle qualche dono, veramente un gesto che non le era naturale, perché non era generosa davvero, cominciò a farle qualche dono… un dono oggi, un dono domani, doni sempre più preziosi, beh, senza che io approfondisca il sentimento che piano, piano, stimolato da certi fatti naturali… sono in imbarazzo un po’ a dirlo… stimolato da certi fatti, certi impulsi naturali, voi capite su quale binario questo sentimento era indirizzato vero?
È chiaro quello che intendo dire, senza scendere in particolari? La fanciulla era molto ingenua, la fanciulla a quel tempo non è la fanciulla di oggi naturalmente, e quindi era facile che equivocasse, che non comprendesse, se la padrona le allungava una carezza anche un po’ audace.
Tutto andò bene finché questa fanciulla si innamorò di un garzoncello che veniva quasi quotidianamente a bussare alla porta per portare provviste.
Nella sua ingenuità, raccontò la cosa alla padrona e potete immaginare la reazione dell’altra, ingelosita, impaurita di essere abbandonata, ingelosita dal fatto che questa fanciulla dividesse la sua tenerezza, che la condividesse con il garzone e non come avrebbe voluto lei.
Fatto è che operò in modo che il ragazzo fosse immediatamente licenziato, privato del lavoro, malgrado poverino, avesse veramente bisogno di aiutare la famiglia, di sostenere la famiglia che oltretutto era priva di padre.
La fanciulla però non fu più lei, la fanciulla non lavò più, la fanciulla divenne fredda, divenne malinconica, compiva i suoi servizi con diligenza, con la solita prontezza, ma senza sorriso, senza slanci finché un bel giorno, tornò mestamente al paese. Fortunatamente la padrona non le sopravvisse molto a lungo.
Voi lo sapete, creature del genere non hanno mai una vita troppo lunga, è proprio un anomalia della struttura, un anomalia che non permette una vita lunga, non permette una longevità in queste creature e fortunatamente trovò pace nella morte, forse.
Adesso, a distanza di decenni, perché questa povera creatura, morì abbastanza giovane, non aveva ancora trent’anni, a distanza di decenni nacque, rinacque una persona qui presente, precisamente quella persona che ha avuto i due segni di croce in fronte. Questa persona deve assommare quindi, questa esistenza con una ulteriore esistenza, avvenuta un tempo ancora anteriore, di questa qui, assommi le due esistenze, deve fare un vero calcolo, capire perché certe cose gli sono state negate, capire perché si è trovata in uno stato di inferiorità eterna, perché non trova il coraggio di farsi valere, perché è così supina, diremo piegata, di fronte alla cattiveria alle volte disumana, a tutti coloro che cercano di approfittare della sua debolezza, lei deve comprendere il perché, qual’è la sua auto-punizione e qual’è il suo atteggiamento, la risposta a questa vita, troverà allora più chiara, troverà allora meno immeritevole la vita che gli è toccata, che si è scelta.
Adesso ricordatevi che la vita che tante volte maledite, siete voi a sceglierla, non vincoli nessuno, questo dovete sempre tenerlo a mente. Inutile che gridiate alla felicità, alla infelicità, all’ingiustizia, che voi abbiate invidia di chi è più fortunato di voi, quando siete voi stessi ad avere scritto ciò che dovete leggere, quando siete stati voi ad aver tracciato la strada sulla quale dovete necessariamente camminare, pur soffrendo.
Se voi foste consapevoli, ma veramente consapevoli di questo, di questa realtà, oh, quanta meno ribellione ci sarebbe in voi cari fratelli.
Nuovamente qualche minuto di pausa, nuovamente delle energie.
La terza storia che non è una storia, è un dettaglio, che vuole apportare doverosamente, una creatura legata ad un esistenza passata, di coloro che hanno ricevuto tre segni di croce in fronte. Se traduco, sono tutte supposizioni.
Cara creatura, mi riferisco alla creatura di sesso femminile, senza fare nomi; cara creatura, io anche se attraverso, anche se servendomi della voce di Lucia, io sono David, sono venuto a chiederti perdono. Tu, nella vita che sai, nella vita che ti ha vista nascere, crescere e morire in suolo francese, all’epoca della rivoluzione francese… oh, scusami, è troppo grande il mio pentimento, non ho parole, ti chiedo perdono, ti chiedo perdono… tu venisti a chiedermi aiuto quando, morto Mattiew, tu non avevi di che sfamarti.
Mattiew morì senza saperlo che eri in attesa del secondo bambino, che poi sarebbe stata un bimba e che morì nel tuo seno, in seguito agli stenti; morì… perché io ti ho rifiutato aiuto, ti prego, ti prego, ti prego e prego anche Mattiew di perdonarmi, io l’ho maltrattata la tua sposa, lo respinta, la giudicavo la responsabile della tua morte, per non aver saputo trattenerti, per non aver saputo convincerti di immolarti su alla Bastiglia.
Vi prego, vi prego aiutatemi col vostro perdono, io non posso trovare ancora pace, datemi le vostre mani, ditemi che mi avete perdonato, che questa storia possa concludersi e che voi possiate essere felici veramente, perdonatemi, perdonatemi, ricordatevi di David, ricordatevi come di un cugino che è stato malvagio, che è stato spietato e non ha avuto misericordia e Dio, Dio come può avere misericordia, dite, come posso io avere misericordia di me stesso, sapendo poi della tua morte e della tua sofferenza, sapendo come tu al momento di dare alla luce la tua seconda creatura morta, tremante, sudata, straziata, piangente invocavi il tuo sposo, che non era d’accanto… oh, perdonatemi, spero di aver pace fratelli, spero di aver pace… mon Dieu, mon Dieu, mon Dieu…adieu, adieu…

Lucia