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Rispondi a: Karma, varianti e Legge di causa-effetto.

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#54554
Anonimo
Inattivo

Il Karma e la legge di causa-effetto
Tre persone questa sera abbiamo scelte tra voi, le attualmente più bisognose ( Durante una seduta, Lucia decide di rivelare a tre delle persone presenti, una delle vite precedenti, in modo da far loro meglio capire quanto gli sta accadendo in questa esistenza.) poi, se il Guardiano della Soglia lo permetterà, più in avanti prenderemo in considerazione anche altre, ma tre necessitano al più presto di queste rivelazioni. Non saranno storie particolari, storie avvolgenti, storie curiose o strane, sono storie comuni, di gente comune, le storie che avete vissuto, in un’altra era, sotto un altro nome, sotto altre vesti, talvolta anche con sesso diverso.
Non sono storie particolari, ma sono storie di creature che in qualche modo hanno sbagliato, e starà poi a voi dopo, studiando, analizzando bene, la vita, le gesta, i sentimenti che vi animavano allora, capire se la vita attuale, se il vostro destino attuale, è stato adeguato, se in qualche modo avete o state pagando il debito antecedente e in quale misura, e quale lato caratteriale vi siete portati dietro, e quali sono state le vostre reazioni per esempio, ad un vostro comportamento errato, quali sono state, quali sono attualmente le vostre reazioni che possono essere anche errate, non è detto che voi abbiate agito e state agendo nella maniera giusta, può darsi che purtroppo continuate nell’errore, quindi questo mi è permesso soltanto, da queste rivelazioni.
Badate bene, io non è che adesso vi farò il racconto di un romanzo, saranno tre storie sintetiche, non mi dilungherò in particolari inutili, l’importante è che il personaggio risalti bene, e risalti bene il suo modo di pensare e di agire di allora, va bene? Dopo di che, quando avrete la trascrizione del tutto, e potete rileggerlo più attentamente il racconto che vi riguarda, allora avrete la possibilità di confrontarvi meglio e certe cose che magari sul momento non riuscite a capire, poi pensandoci, riflettendoci, meditando, poi forse vi appariranno chiare.
Questo, noi abbiamo fatto per tre creature oggi, perché erano quelle che avevano proprio bisogno, urgenza di questo, però non è detto che non si possa procedere un’altra volta agli altri.
La prima storia implica la persona che ha ricevuto una sola croce sulla fronte. (Lucia, al buio, aveva fatto il giro dei partecipanti, toccando la testa di ognuno, segnato delle croci sulla fronte delle persone interessate, precisando che a chi avesse avuto una croce, sarebbe appartenuta la storia numero 1, a chi 2 croci, la n. 2 etc.)
Spagna: inizio del XIX° secolo, in un paese ai piedi della Sierra Nevada; sarò telegrafica, non posso purtroppo dilungarmi, non sono un romanzo.
Tu creatura, al tempo hai rivestito il personaggio di una giovane bellissima, una fanciulla bellissima ma, come stato sociale molto basso in quanto figlia primogenita di una famiglia numerosissima di villici, di contadini, che lavoravano nella grande tenuta di un signorotto molto avanti con gli anni.
Già eri, oltre che bella ragazza, una grande irrequieta, eri una sognatrice, ti rifugiavi nei sogni, i più impossibili, anche per scappare, per evadere da quella vita dura di lavoro, di limitazioni, di sacrifici che tu naturalmente odiavi, e mano a mano crescevi in bellezza, questa tua povertà, questa tua umiltà di condizione, ti ossessionava al punto che un po’ alla volta ti mettesti in testa l’idea di conquistare il ricchissimo proprietario. Tu ti sei prefissa di ammaliare il padrone di tutto; ci riuscisti perché eri molto bella, ci riuscisti perché lui ormai era avanti con gli anni, era solo, ci riuscisti perché quando un essere è afferrato, è in preda alla passione dei sensi, ben poco raziocinio gli resta, e non mi dite che sono storie di quei tempi, perché anche attualmente avete un esempio molto chiaro ed eclatante fratelli, ahimé! La natura umana è così!
Naturalmente lo circuisti in tutti i modi, naturalmente gli facesti pregustare tutte le gioie del paradiso, ed egli cadde nella rete del ragno, convinto di avere a fianco a se una giovane sposa innamorata, bellissima, che tutti gli avrebbero invidiato.
Ahimé!, appena sposata, tu mutasti completamente e quando se ne accorse, quando egli finalmente riuscì a capire, non ebbe neppure il coraggio di troncare, di correre ai ripari, di ripudiarti perché allora in quell’epoca nella cristianissima, religiosissima, ipocrita Spagna, sarebbe stato uno scandalo troppo grande e del resto, era sempre accecato dall’amore e dalla passione.
Forse per questo perì: la sua grandissima sofferenza, oltre che per la sua vecchiaia. Egli fu colto improvvisamente da un incidente cardiologico, che lo segnò per il resto dei suoi pochi giorni, lo paralizzò completamente e tu nemmeno avesti pietà, ed egli morì nell’indifferenza.
Naturalmente per te fu una liberazione, adesso avevi tutto il prestigio di un gran patrimonio, della giovinezza, adesso avresti potuto sbizzarrirti, trovarti altri cento amanti, come volevi, come sognavi.
Però mia carissima persona, mia carissima creatura, eh, non è che ti arrivassero cose troppo belle, incontrasti parecchi uomini, incontrasti parecchie delusioni, parecchie amarezze, incontrasti chi fece il tuo stesso gioco con te e ti derubò materialmente, fisicamente, spiritualmente, quello che tu facesti a tuo marito di allora, quell’uomo lo fece a te e credimi hai avuto una vedovanza molto lunga, ma molto triste, ora bada bene, ascoltami, fa attenzione creatura mia, perché quel vecchio sposo tanto male ricompensato, quel vecchio sposo, tanto innamorato e invano innamorato, ingiustamente innamorato di te, adesso la vita attuale te l’ ha riproposto e fa parte e ha fatto parte della tua esistenza.
Chiediti: che senso hanno certe cose accadute fra me e questa persona? Ho agito bene nei suoi confronti o questa persona ha agito bene nei miei? Tante cose che ti possono essere sembrate poco chiare, o dovute alla sfortuna, ecc. ecc. beh, adesso saranno un po’ più chiarite.
Medita a fondo, medita sui tuoi errori passati, su i tuoi errori eventuali di adesso, guarda quanto il tuo spirito si è elevato, quanto tu hai pagato di quel debito; questo è lo scopo.
Come vedi è stata una storia molto piana, molto semplice, molto breve. Come saranno le altre? L’importante è che sia stata accennata semplicemente, senza tortuosità, senza descrizioni inutili, per farvi capire, per farvi pensare.
Adesso passiamo alla storia numero due, alla quale è implicata la persona che ha ricevuto due croci sulla fronte. Come epoca siamo più vicino a noi, vedi creatura mia, quando tu moristi in quella esistenza, finisti i tuoi giorni qualche mese prima della dichiarazione dell’ultima guerra, e moristi nel rimorso.
Palermo, la Palermo bene, non la Palermo dei delinquenti più o meno raffinati, più o meno ricchi, più o meno noti di adesso, la Palermo bene, delle persone per bene, dei piccoli nobili, dei ricchi banchieri, ma gente onesta, perché di gente onesta, come di gente disonesta tutto, tutto il mondo è pieno; non bisogna discriminare una regione o una nazione o l’altra.
Dunque Palermo, Palermo bene, dei grandi antichi palazzi tanto ammirati. Tu eri la figlia maggiore di un ricco banchiere rimasto presto vedovo, ti aveva cresciuta insieme a una sorellina minore, con molto criterio, con molta avvedutezza, largamente naturalmente, e ti aveva dato una buona educazione, anzi, ti aveva dato una buona educazione conforme lo stato sociale della famiglia.
Queste due piccole però erano molto diverse, sia fisicamente che caratterialmente. Tu, perdonami eri piuttosto scialba, dura, aspra di carattere, introversa, però avevi un’intelligenza molto viva e attratta dagli affari e attaccata al denaro in modo quasi morboso, eri diventata ben presto la prima aiutante di tuo padre, che aiutavi ad amministrare le sue grandi rendite.
La sorellina minore invece era molto graziosa, avendo ereditato dalla mamma una certa leggiadria, era solare, era aperta di carattere quindi, totalmente diversa da te, ed è naturale che giunta ad una certa età, i rampolli delle famiglie più note della Palermo di allora, se la contendessero un po’; naturalmente questa cosa a te faceva invidia, nessuno guardava te, se non con una certa diffidenza, se non con timore, ti sapevano aspra, ti sapevano severa nei giudizi, e purtroppo molto, molto influivi su tuo padre.
Tua sorella si innamorò di un giovane povero, giovane ricco soltanto di bellezza, di gioventù, di speranze, naturalmente osteggiata da tutta la famiglia, ma con l’entusiasmo, con la baldanza dell’età e del sentimento, non volle saper ragioni, anche se tuo padre minacciò di diseredarla, lei si sposò tranquillamente il suo bell’innamorato ed emigrarono in cerca di fortuna.
Non furono facili i primi tempi, poi le cose oltre oceano andettero meglio, erano sul punto di sistemarsi definitivamente, avevano preso una bella piega, ma ahimé, il marito fu colpito all’improvviso da una gravissima malattia ai polmoni e costretto a rimpatriare.
Incapace di lavorare, in difficoltà nelle cure, tua sorella tornò dal padre supplicando di aiutarli. Vostro padre impietosito l’avrebbe fatto, ma era molto malato al tempo, ormai vecchio era molto indebolito, e soprattutto dipendeva esclusivamente dal tuo giudizio. Fosti te a non voler dare a tua sorella neppure un centesimo; la roba, tutta la roba, doveva essere tua, e avevi veramente un impero di ricchezza, ma era solo quella, che ti restava.
Ti sentivi forte e felice perché eri ricca, perché forse eri la più ricca del tempo, e nessuno avrebbe dovuto osare chiedere qualche cosa del patrimonio; non avresti diviso con nessuno, neppure parzialmente.
Il marito di tua sorella senza cure, senza quelle cure costose, che gli erano state consigliate, morì nel giro di poco tempo, e tu non sapesti più nulla neppure di tua sorella. Quando morì anche tuo padre, rimanesti sola e cominciasti ad invecchiare, nella solitudine, nella ricchezza enorme sì, ma nella solitudine.
I fantasmi del passato cominciarono a torturarti, cominciarono a rendere inquiete le tue notti, i rimorsi cominciarono a torturarti l’anima e a non darti pace.
Facesti in modo di cercarla, di farla cercare, incaricasti persone per rintracciarla, intenzionata a riparare sia pure tardivamente il tuo gesto di egoismo, ma purtroppo tua sorella non venne mai rintracciata, morta anche lei, oppure sparita chissà dove. Questo fu un pensiero che ti torturò e tu esalasti l’anima chiedendole perdono. A cosa ti era servita tutta la tua ricchezza, che cosa avevi comperato con tutto il tuo avere?
Creatura mia, rifletti, guarda se quella avidità, quella smania del possesso, quell’egoismo, è ancora in te, se qualcosa quella vita, quel personaggio, ti ha lasciato, ti ha tradotto; qual è il tuo comportamento verso gli altri? Sei aperta creatura mia, sei generosa, sei responsabilmente comprensiva delle sofferenze, delle esigenze, dei bisogni di chi ha meno di te? Oppure tieni la tua mano affondata nel forziere, nel tuo forziere, stringendo bene i tuoi soldi, difendendoli da qualsiasi che te li chieda? Rifletti, fa una comparazione, rifletti molto.
La terza storia ci riporta molto più indietro: circa tre secoli or sono, nella Grecia centrale, in quella Grecia montagnosa, un villaggio arroccato fra le montagne, con poca gente che viveva di pastorizia.
È lì, creatura che sei coinvolta in questa storia, eri un pastore con qualche pecora, con qualche capra, non eri un cattivo uomo, avevi una casupola al margine del paese, avevi una buona, rassegnata e paziente moglie, avevi un bambino tenerissimo, non eri cattivo, a modo tuo la famiglia l’amavi.
Però, però… c’era un però molto serio, e cioè il tuo amore per il vino!
Sul finire del giorno non tornavi a casa senza prima avere visitato la taverna del luogo, un boccale dopo l’altro, quasi ogni sera tornavi a casa fra i fumi dell’alcol, e massacravi e maltrattavi ed ingiuriavi la tua povera moglie.
Lei sapeva che era la tua mente squilibrata dal vino, che così non era l’animo tuo, perché nei momenti di lucidità tu le promettevi, le giuravi di cambiare, di diventare sobrio, facesti anche qualche tentativo in verità, ma tutto inutilmente.
Una sera, che eri ancora più esaltato, squilibrato del solito, in preda all’alcol addirittura feristi tua moglie, la feristi in faccia, con un oggetto contundente; lei terrorizzata scappò, si andò a rifugiare nel folto del vicino bosco, ripromettendosi naturalmente di ritornare appena tu caduto nel sonno ti fossi acquietato.
Quando lei tornò, ti trovò inginocchiato, inebetito, impietrito, davanti a un cumulo di rovine fumanti. Inavvertitamente, avevi lasciato cadere un lume che aveva messo tutto a fuoco ed il bambino era morto fra le fiamme. Quel povero uomo piangeva, si strappava i capelli, consapevole di quel che aveva fatto, maledicendosi, scongiurando Dio di toglierlo dal mondo, anche lui, di condannarlo, di punirlo.
Vedi, tu hai voluto, ti sei portato questa autopunizione, solo che adesso esageri al contrario, le esagerazioni sono sempre sbagliate, sia quando credete di agire per il bene, sia quando credete di agire per il male: il giusto agire è agire con equilibrio. Io penso e spero che queste tre piccole storie, raccontate così semplicemente, possano essere di grande aiuto alle persone coinvolte, come spero, un’altra volta, di tornare a dire anche di altre persone, perché vedete, è forse il modo più semplice per comprendere meglio il Karma, senza bisogno di teorie, senza bisogno di paroloni, senza bisogno di astrusi concetti, che il più delle volte vengono veramente equivocati.
Lucia