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La preghiera
L’uomo ha avvertito la necessità di pregare soltanto dal momento che ha sviluppato un minimo di intelletto e di raziocinio, poiché è vero come sostiene l’antropologo, che all’alba della sua storia egli agiva esclusivamente per istinto, ma a livello ancora più basso di quello degli animali sopravvissuti o no, e che hanno affinato a loro volta certe capacità attraverso milioni e milioni di anni.
All’epoca, lo spirito dell’uomo era ancora incorrotto, ma era il suo involucro ad essere deficitario e, badate bene, noi tutti senza nessuna esclusione, abbiamo sperimentato quella lentissima e sofferta evoluzione, costretti ad affrontare i mille pericoli sconosciuti degli elementi, costretti per sopravvivenza ad imparare a difenderci, a procurarci di che alimentarci, ecc.
Inizialmente egli dunque fu nel panico, poi, a mano a mano che la sua consapevolezza si allargò e si consolidò, fu spinto altrettanto istintivamente a ricercare soccorso presso qualcuno o qualcosa di indefinito, ma del quale avvertiva chiaramente la presenza, e avvertiva che era assai più potente di lui. In seguito, con l’emigrare e col disperdersi del primo consesso umano che si suddivise in altre comunità e in altre ancora, stabilitosi in vari continenti, il suo concetto del Divino si deteriorò, degenerando nelle “Religioni”, che egli adattò secondo i propri criteri, e creando leggende, riti, e regole che mai concordarono fra loro, ma che anzi portarono a scissioni e a persecuzioni d’ogni genere.
E però, sia pure così diviso e schierato su diversi fronti, egli sempre avvertì comunque l’impulso di pregare, alla sua maniera, ma erano preghiere mirate ad esorcizzare i pericoli che gli si presentavano di volta in volta ed ai quali non sapeva ancora dare spiegazioni logiche. Ancora oggi molti di voi considerano la preghiera una specie di panacea, fatta ad hoc per combattere e vincere ogni evento doloroso e ogni difficoltà. Questa non è la preghiera giusta, la VERA preghiera, fratelli miei! Con la ristrettezza ottica che gli è propria, allorché la preghiera non lo porterà alla realizzazione dei suoi desideri e alla soddisfazione dei suoi bisogni, l’uomo la giudicherà una pratica sterile ed inutile, e davvero tale sarà badate, perché non avrà compreso di essersi servito di un’arma scarica.
Io non ho ricevuto un’educazione religiosa tradizionalista, conforme i canoni seguiti e rispettati dai più, ma la rettitudine e il senso della fratellanza l’avevo trasfusa nell’anima fin dai miei primi anni, perché ereditati dai miei. Iddio noi, lo avevamo, lo sentivamo radicato dentro, e per ciò che ancora posso ricordare, mai vidi i miei genitori, mai vidi un familiare nuocere, umiliare o sfruttare qualcuno. Papà era allora proprietario di un’industria non grandissima, ma molto fiorente, che dava lavoro a parecchie centinaia di famiglie, ed anche la mamma era ricca di suo, quindi avremmo potuto condurre una vita brillante, facendo sfoggio di una dimora prestigiosa, di grandi macchine, di parecchie persone di servizio, invece i miei avevano scelto la semplice, serena vita di campagna, così vivevamo in una grande villa rustica, una specie di fattoria, tutta tuffata nella natura e animata dalle voci di noi bimbi e da quelle dei tanti nostri animali. Sì, eravamo indubbiamente ricchi, ma soprattutto interiormente; ed è proprio dall’interiore che nasce, che sgorga la vera preghiera.
Molti, troppi di voi, affermano anche con un certo rammarico, di non riuscire a pregare, di non saper pregare e vanno affannosamente alla ricerca del metodo più adatto per farlo, non rendendosi conto che non esiste un sistema, non esiste un metodo, un testo prestabilito, in grado di insegnare loro a sviluppare ciò che non possiedono o che possiedono in quantità insufficiente, sarebbe pressappoco come pretendere di comporre un’eccelsa, immortale sinfonia, senza nemmeno sapere dell’esistenza delle note!
Allora vi domanderete più o meno perplessi: “Non si può davvero imparare a pregare correttamente?”. Sì può, certamente, ma imparando prima a spalancare il cuore e a restare in attesa che vi penetri la Scintilla Illuminante, che è la carezza, l’afflato dello spirito, perciò non affannatevi a ricercare le parole più eloquenti, non affannatevi a memorizzare le tante giaculatorie dei messali, non affannatevi a scegliere il vostro “Protettore” indecisi fra un Santo e l’altro, non è così che si prega, oh no! E poi, che senso ha il pregare soltanto con le labbra, mentre il pensiero magari è rivolto altrove, o peggio, il pregare con l’animo oscurato, turbato da rancori o dall’insoddisfazione?
Oh, quanto geme e piange su se stesso l’uomo ragazzi; quanto piange! No! Non createvi attorno oceani di lacrime fratelli, o veramente finirete con l’esserne sommersi; la vera preghiera è un colloquio silenzioso e tutto interiore, è presa di coscienza di una dimensione che trascende ogni umana riduttività, a diretto contatto col vostro Sé, e la comunione è il più importante filo, il trait d’union col fautore delle vostre origini. Tutto questo è la preghiera, ma può essere anche contemporaneamente gioia e gratitudine, pianto e compartecipazione, sacrificio personale e solidarietà; ogni altro sentimento che sia compendio d’amore. La preghiera apporta luce a noi come a voi.
L’uomo primitivo adorò il sole, il fuoco, i sassi, più tardi fuse e cesellò i suoi Dei nel bronzo, nell’argento, nell’oro o li scolpì nei marmi più preziosi, ma sempre chiedendo loro soprattutto protezione, potenza e ricchezza; non fate così! Nella vostra preghiera non dite mai: “Io voglio”… ma dite con trasporto e sincerità: “Io dono”… In cambio della vostra disinteressata generosità, tutto vi sarà donato!
Lucia