Ciao Dani, inoltre come aggiunta al mio articolo, ti posso dire che in fondo alla seicentesca strada d’Alburquerque, oggi via Pindemonte, dove è possibile ammirare una delle più singolari tradizioni di Palermo, il cimitero sotterraneo dei Cappuccini è una vera e propria città dei morti. Articolata in 300 metri di galleria sotterranea, ospita circa 8000 resti umani di frati, sacerdoti, nobili e illustri siciliani, bimbi e vergini. Il luogo inizia la sua storia nel 1534, quando ai frati cappuccini venne affidata la cappella normanna dedicata a S. Maria della Pace, sita fuori le mura di Palermo. Nel 1599 circa, l’esigenza di ampliare le sepolture dei frati portò a scoprire il perfetto stato di conservazione delle salme. Avevano subito un naturale processo di essiccamento dovuto alla particolare natura del terreno e all’ambiente di tufo su in cui i corpi erano deposti. Si dice che l’esposizione di queste mummie da parte dei frati iniziò proprio da quel momento, con l’intendo di mostrare direttamente ai fedeli il concetto “polvere siete, polvere tornerete”. Fin da subito, furono in molti i facoltosi palermitani a voler essere sepolti in quel luogo in cambio di cospicue donazioni. Il processo di mummificazione consisteva nel lasciare il corpo nei colatoi per circa dieci mesi, dopo di ciò veniva bagnato con aceto, arsenico o calce, ricomposto e rivestito con gli abiti che i parenti portavano, ed esposto nelle catacombe. Il corpo veniva visitato regolarmente dai parenti e veniva “curato”. I parenti infatti scendevano nelle catacombe con pettine, ago, filo e tutto l’occorrente per sistemarlo e se era il caso cambiarlo d’abito. Se ciò si verificava per tre anni, allora il cadavere veniva definitivamente lasciato in galleria, altrimenti veniva sistemato nell’ossario comune. Per fortuna il luogo nel corso dei secoli non ha subito grandi cambiamenti. In molti dei cadaveri è possibile vedere ancora l’espressione contratta e persa nel vuoto, assunta nel momento del trapasso. Sembra che scrutino, con le loro orbite vuote ciò che li circonda. Molti di questi personaggi sono divenuti celebri per il loro stato di conservazione e le loro storie. Prima fra tutte la piccola Rosalia Lombardo, figlia di una facoltosa famiglia palermitana, morta nel 1920 all’età di 2 anni. Ancora bella e graziosa in volto, col suo fiocco rosa fra i capelli, sembra proprio che dormi nella sua piccola bara. A causa della sua morte improvvisa, non si seppe mai di preciso cosa usò il medico che praticò l’imbalsamazione. In un luogo così particolare è immancabile la presenza di storie e leggende. Si narra soprattutto di “presenze” che percorrono le catacombe e continuano a visitare i propri cari. Tra queste ci sarebbe lo spirito del conte Cagliostro, che ogni 25 anni si aggirerebbe per i corridoi in cerca delle spoglie della sua amata. E’ un luogo di grande fascino e impatto emotivo, che merita rispetto e serietà. Si tratta comunque di un cimitero a tutti gli effetti, e non un museo dell’horror. Lascio un collegamento dov’è possibile vedere una piccola parte di ciò che si può visitare realmente. Vi avviso che le immagini per la loro particolarità possono turbare, per tanto ne sconsiglio la visione a chi è facilmente impressionabile. Grazie.
Le Catacombe dei Cappuccini di Palermo