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Avevo scritto una risposta a Blackmace, ma ho involontariamente cancellato tutto.
Ricomincio e colgo l’occasione di rispondere anche a Monsieur de Bergerac.
In primis, Blackmace, non voglio che tu ti scusi con me, non ne ho necessità, non è il caso, non devi farlo e tanto meno voglio che ti cospargi il capo di cenere, pratica che oltre tutto non fa bene alla salute.
Mi dici che la mia risposta è chiara e dura. Si, perché io sono così. Tengo molto alla chiarezza e ricorro alla durezza, mai all’insulto, quando lo ritengo necessario.
Ti assicuro che io non ho fantasie, né confondo la realtà con il sogno: una vita estremamente insolita (e non lo dico per dire) e le numerose esperienze vissute mi hanno insegnato a mantenere sempre, necessariamente, solidamente, i piedi piantati in terra, senza voli pindarici di alcun genere.
Nel corso degli ultimi anni ho avuto una serie di accadimenti che hanno trasformato radicalmente la mia esistenza e per certi versi anche in modo piuttosto traumatico. L’unica energia vera che mi è rimasta e della quale posso disporre agevolmente è quella cerebrale, e ti assicuro che la uso e la so usare alquanto bene. Non è più per me l’epoca di sognare un futuro o di cercare affermazioni di qualsivoglia genere.
Non voglio impormi, non voglio prevaricare, non voglio apparire, perché sono dell’ovvia opinione che l’essenza sia l’essere e non la carrozzeria dell’apparire, del sembrare ciò che non si è.
Amo la semplicità, la logica razionale e l’autocontrollo, e ho accettato tutti gli eventi che mi sono capitati con questa filosofia di vita, anche quelli (para)normali.
Per quanto rigurarda l’osservazine mossa da De Bergerac, certo che avrei provveduto alle registrazioni, ma con i miei tempi (non ricordo di aver mai affermato che avrei eseguito la cosa immantinente), perché ci sono cose che non è bene divulgare, e perché ci sono impedimenti, mi rendo conto ignorati perché non esposti, che rendono difficile talvolta l’esecuzione di ciò che si desidera realizzare. Ma mi rendo conto che chi non sa tutto difficilmente può arrivare a capire, però non è per questo necessario volgere le opinioni verso un non giustificato sospetto e credere che l’altrui vita scorra in usuali binari di normalità materiale. Non sempre è così. Non si può presumere la realtà delle persone e giungere a conclusioni avventate: essa va prima conosciuta.
Comunque, pur ribadendo il mio rispetto per il vostro impegno, mi rendo conto che io proseguirò per la mia via, tra le mura della mia casa, con i miei cani e i gatti, le mie frequentazioni materiali e no, nel mio eremo di pace ricercata, pretesa e costruita scientificamente. Ho raggiunto una insperata felicità, malgrado tutto.
Vi saluto caramente e vi auguro buon lavoro. Elisabetta