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#40906
Anonimo
Inattivo

Hola!
Secondo la psicoanalisi nel sogno si manifesterebbero simbolicamente i desideri inconsci e i conflitti fra l’io e il super-io.
I parapsicologi vedono nel sogno uno stato favorevole al manifestarsi di fenomeni di telepatia, chiaroveggenza e precognizione.
Gli spiritisti affermano che nel sogno si possono incontrare entità disincarnate conosciute o sconosciute, viaggiare con il proprio Corpo Astrale o, addirittura, liberare la propria coscienza spirituale che, al ritorno nello stato di veglia, lascerebbe, in simbolismi, le proprie esperienze dei piani superiori, nel ricordo cosciente.
Certo è che nei sogni si è veramente liberi di esprimere il nostro comportamento più autentico. Si può dire, citando Pier Daco’, che “Dalle pieghe più nascoste della notte si affacciano le più profonde verità”.
Sappiamo che in una vita media l’uomo passa più di sette anni sognando. Per sette anni l’individuo frequenta un mondo radicalmente diverso dalla realtà quotidiana, sperimenta passioni ed esperienze così profonde da non aver paragone con nessun’altra e le vive con un’intensità che solo il ricordo da sveglio fa impallidire.
Molti affermano di non sognare; in realtà queste persone sognano come gli altri, ma non ricordano i loro sogni. Infatti sappiamo l’importanza terapeutica del sogno. La soppressione di questo, nelle cavie, ha determinato prima un comportamento aggressivo, poi l’insorgenza di allucinazioni, e infine la morte per insufficienza surrenale.
Il sogno dunque non è utile solo per la nostra sanità mentale, ma addirittura per la nostra stessa vita.
Sorge quindi il problema che se il sogno è così importante per la nostra salute, quali sono i significati di quelle che, da svegli, appaiono fantasie senza senso?
Non si può dire che l’uomo abbia trascurato questo problema. Infatti, la più antica chiave dei sogni risale alla civiltà egiziana del Medio Impero, circa 2000 anni prima di Cristo. Successivamente ci furono i Babilonesi con un’opera scritta verso il 650 a.C., poi i Greci, gli Arabi, ma si trovano anche interpretazioni frammentarie nella letteratura persiana, indiana, cambogiana, cinese e giapponese; fino ad arrivare all’epoca moderna con l’interpretazione dei sogni di Freud, pubblicata nel 1900, a cui segue, nel 1938, la nuova scuola di Jung.
Queste due ultime scuole, ancora oggi, insegnano e dirigono le principali correnti interpretative. Per molti aspetti sono concordi, per molti altri si discostano.
Sintetizzando si può dire che mentre Freud, nel sogno vede principalmente lo scarico delle nostre tensioni, e vede l’inconscio come una specie di “pattumiera” del nostro essere, Jung, invece, ne coglie l’aspetto creativo e spirituale ritenendolo “il Sapiente” che è in ognuno di noi, il quale aiuta non solo a realizzare nel sogno i nostri desideri repressi, ma può anche indicare vie nuove che non ci è possibile trovare da svegli.
Con non troppa fantasia si può arrivare anche a pensare che un mondo diverso, che appartiene ad altri piani di esistenza, con un linguaggio spesso misterioso, ci parli e ci guidi.
Ma perché deve essere così misterioso e incomprensibile?
Perché il linguaggio è quello del nostre Sè profondo che, badate, non parla a noi, ma alla nostra anima, al nostro inconscio, ed il dialogo necessariamente rimane segreto per l’uomo, fino a quando, però, il nostro impegno non ci porti a voler conoscere l’alfabeto delle passioni e delle aspirazioni umane, cioè l’alfabeto dell’anima che, ripeto, è l’unica a poter dialogare con la dimensione più profonda dello spirito e che fa da ponte di congiunzione fra questo e il nostro io cosciente.
Ecco che, così, quando il corpo riposa e il pensiero, condizionato dai sensi sovreccitati, si quieta, ecco che dall’ignoto qualcosa emerge portando alla luce la vera natura delle nostre aspirazioni e desideri: dolci malinconie, struggenti richiami, paradisi perduti, sentimenti ritrovati. E dietro tutto questo c’è il vero burattinaio che sapientemente ci mette in evidenza ciò che siamo e dove stiamo andando aiutandoci non solo a capirci, ma anche a scegliere ciò che è giusto per noi.
Egli non ha linguaggio, non ha schemi comportamentali, non ha etica né morale, ma è la vera radice della vita che noi esprimiamo, è il vero nostro essere che rappresentiamo in maniera parziale ed estremamente ridotta.
Non può, dunque, arrivare a noi se non con il linguaggio della nostra anima, spesso repressa e insoddisfatta, ed egli la guida nel sogno facendo trapelare tutti i messaggi e le illuminazioni che noi gli permettiamo.
Come sarebbe bello se, quietate le passioni, sedati i tumulti egoistici della mente, il vero essere potesse arrivare puro alla coscienza; sarebbe certamente la totale illuminazione, il vero sentire che potrebbe manifestarsi nella sua, seppur relativa, totalità.
Il sogno, per quanto grande e chiarificatore, è solo un misero lumicino di fronte all’immensa luce che emergerebbe dal profondo.
D’altra parte i nostri limiti sono voluti per, poi, comprendere meglio l’illimitato, e a questi ci dobbiamo attenere. Ma abbiamo anche il dovere di superarli là dove uno spiraglio si apra ad indicarci la via.
Certamente il sogno è una delle porte per questa via.
Hola al Tutto.