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Per dèjà vu si intende il riconoscimento e la conoscenza di luoghi e personee altro, mai conosciuti prima e, al di là di conoscenze generiche. Vi sono persone che hanno descritto luoghi lontani (città, abitazioni, circostanze ambientali minute, persone ecc), passati e presenti, come se ci fossero veramente stati. Mentre é certo che non possono averli conosciuti. Il caso del signor Pharrel, che con molta minuzia descrisse gli ambienti, compreso l’arredamento, di una clinica inglese nella quale non c’era mai stato, con una tale precisione da creare uno dei casi di dèjà vu più studiato al mondo. Gli articoli pubblicati dai ricercatori della Leeds University sulla rivista scientifica Neuropsychology, hanno fatto il giro del mondo. Ma bisogna dire che le spiegazioni scientifiche che peraltro sono ipotetiche, parlano di patologie del lobo temporale che impediscono il controllo della memoria, di stimoli elettrici anomali in seguito a disordini neurologici, coinvolgimento di aree cerebrali, in particolare l’amigdala (la materia grigia) e del sistema limbico che sono considerate le sedi delle emozioni, stati di ansietà e schizofrenia, di un cattiva trasmissione fra il lobo sinistro e quello destro, ignorando del tutto l’unico particolare veramente sbalorditivo, cioè quello della memoria descrittiva. Infatti la scienza non spiega quale sia il meccanismo in atto in quel momento, cioè come faccia il cervello a sapere quello che esiste a chilometri di distanza, in una città o in un interno di una casa senza che la persona sia mai andato sul posto. Ora le ipotesi che si presentano nel campo parapsicologico sono solo tre, può essere chiaroveggenza, telepatia, oppure che l’Io della persona ci sia gia stato in un altro tempo. Si può dire che forse questi ricordi siano stati memorizzati guardando fotografie o immagini di libri durante l’infanzia ma nei casi di dèjà vu, queste possibilità sono state sempre escluse. Molti persone vivono casi del genere anche celebri, che hanno descritto con smarrimento ed inquietudine questo fenomeno che hanno vissuto direttamente.E’ in dubbio che durante questi avvenimenti si attivano determinate aree cerebrali, ma il ricordo si attiva solo se esiste una registrazione mnemonica. Alla domanda di come il cervello possa riconoscere luoghi, persone, fatti, che molte volte creano emozioni fortissime, senza averli mai conosciuti, fanno parte della gamma ricordi, per i quali la spiegazione fisiologica scientifica non fornisce risposte. Sul piano logico e parapsicologico, la possibilità di ricordi reincarnativi, in molti di questi casi, è la più probabile. Lo Psichiatra americano Ian Stevenson ha studiato moltissimi casi del genere concludendo, che indubbiamente esistono, spiegazioni plausibili come quelli della percezione extra-sensoriale, ma in molti altri, autenticati, favoriscono senz’altro l’ipotesi della reincarnazione.
Ian Stevenson : “Reincarnazione: 20 casi a sostegno”
“Le Prove della reincarnazione”
“Bambini che ricordano altre vite”
Armenia Edizioni
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