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Rispondi a: ke tristezza…..

#35703
Anonimo
Inattivo

:biggrin:
L’affermazione che ciò che c’è da conoscere è già stato detto, al massimo può essere accettata solo come dogma di fede di una religione suicida.
Ognuno, senza difficoltà, è disposto a credere che quanto l’uomo conosce è una piccola parte del conoscibile ed una parte ancora più piccola della Realtà. Siccome nessuno saprà mai quanto resta da conoscere, ogni uomo del presente e del futuro, senza fare atti di fede, può ammettere che la Realtà comprende più di quanto si conosce, più di ciò che si può osservare, più di quello che appare. Questo è quanto basta per rendere legittima ogni opinione della quale non sia stato dimostrato il contrario.
Ed è pensando a questo che costantemente richiamo alla tolleranza nei confronti delle opinioni degli altri, vi richiamo alla duttilità, vi incito ad ascoltare, per comprendere, ciò che gli altri intendono significare. Vedete, ogni uomo – veramente degno di essere uomo – deve portare avanti le sue opinioni onestamente: vivere per esse, non rinunciare per interessi in qualche modo contrastanti. Deve, in tutta onestà, far conoscere il suo pensiero, se è richiesto, ma non rinunciarvi; e quando, sul terreno delle dimostrazioni, si scontrano gli interessi, allora deve saper riconoscere chi parla in buona fede e chi, invece, non ha questa buona fede. Molte volte mi hanno detto – ed ancora volentieri me lo ripetono – che non è tanto importante morire per un’idea, quanto vivere per essa.
Non rinunciate a ciò che credete, siate sempre disposti ad ascoltare il pensiero degli altri e anche ad abbandonare ciò che, fino a ieri, è stato per voi sostegno della vostra esistenza, quando qualcosa di nuovo entra nella vostra comprensione; ma non rinunciate per un interesse materiale. Rinunciate perché avete compreso di più – questo sì – e siate, ripeto, convinti che tanto c’è da sapere, senza cristallizzare il vostro pensiero in ciò che sapete.
Da quando abbiamo iniziato queste comunicazioni, abbiamo parlato di diversi argomenti. I concetti esposti da differenti punti di vista, costituiscono – checché se ne pensi – un tutto organico che non vuole essere né una filosofia né – tanto meno – una religione, pur trattando argomenti che sono propri di queste materie. L’intento che mi anima, è quello di fornire una sinossi della Realtà in cui trovino risposta i molti “perché” esistenziali ed in cui vi sia la spiegazione del “perché” le cose sono come sono.
Per rendere più completo possibile questo compendio, alle volte ho illustrato la Realtà da differenti punti di vista che esulano dalla dimensione umana e fisica, molti dei quali incredibili e sconosciuti. Sapevo che le mie affermazioni avrebbero suscitato l’incredulità di molti; d’altra parte non farle avrebbe lasciato delle lacune nell’esposizione sistematica del mio pensiero ed avrebbe privato il mio discorso della sua parte più pregnante e più originale. Sapevo che le critiche non sarebbero state di coloro che hanno un temperamento mistico – più che mistico direi scettico – così come la logica lascerebbe supporre. Lo sarebbe se accettare o meno il nuovo non avesse motivi e radici psicologiche; ma sempre quando l’uomo è posto di fronte al nuovo, lo accetta solo se non contrasta con i suoi interessi intesi in senso lato, comprendendo in ciò anche il solo prestigio personale.Questo è valido sempre.
In ogni caso il nuovo, è accettato subito solo se lega con la propria fede, con le proprie esperienze, con la cultura che si ha.
Ebbene – dicevo – la parte più originale del mio discorso troverà i suoi maggiori critici proprio in chi conosce dimensioni ultrafisiche, ma solo da un punto di vista del mondo fenomenico e della percezione; dalla prospettiva “soggetto” ed “oggetto”, che è una prospettiva estremamente soggettiva e quindi illusoria. Questi non immagina neppure lontanamente che esistano altre dimensioni d’esistenza, in cui si conosce una Realtà non perché la si percepisce, ma perché la si è. Chi vive in un piano di esistenza, non immagina lontanamente neppure che ne esistano altri, proprio come potete constatare nel piano fisico dove normalmente l’uomo non immagina che esistano altri piani oltre quello in cui egli vive.
Se domandate a chi ignora la parte nascosta della Realtà – che vi assicuro è la parte più grande – se domandate a lui cose delle quali non ha mai potuto parlare, neppure per sentito dire, una sola sarà la risposta, specie se v’è l’intenzione di voler apparire più di quello che realmente si è.
Io non mi rivolgo a chi si è sentito dire dal suo Maestro – in senso lato – o a chi se lo sentirà dire, che ciò che dico non è vero, per convincerlo che invece ciò che dico riflette una dimensione d’esistenza della quale poco e nulla si conosce perché dalla quale solo raramente si comunica. Non mi rivolgo a questi per convincerlo, perché non ho interesse a convincere nessuno. Non ho questo interesse, né la Verità è più o meno vera a seconda che sia più o meno creduta, più o meno condivisa. Non dipendete dagli altri per la vostra comprensione; il comprendere è un fatto estremamente individuale, non può – e soprattutto non deve – essere delegato ad altri. Non permettete che altri comprendano per voi o al posto vostro, siate estremamente aperti alla comprensione. Questo significa sottrarsi ai molti condizionamenti che possono venirvi dall’ambiente e dagli altri; non solo, ma anche dalle errate concezioni che potete avere.
La vostra fede religiosa, la vostra cultura, non debbono costituire un ostacolo fra voi ed il nuovo, un ostacolo alla vostra comprensione. Ma al contrario debbono darvi la duttilità di pensiero e la penetrazione dei significati. Debbono rendervi intimamente attenti. Chi fa della propria cultura un diaframma fra sé e il nuovo, tradisce l’unica funzione della cultura, la priva dell’unico scopo che essa ha, che è quello di fare spaziare il singolo in esperienze da altri vissute, di renderlo massimamente aperto ai messaggi di cui gli altri possono essere portatori.
Ciao