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Io ribadisco, come ho già detto in altri topic, la ferma credenza nella reincarnazione. Ad ogni modo credo che i motivi della paura della morte e dell’angoscia che ne deriva sono diversi: il primo è la paura di finire per sempre, materialmente, diventare cenere. Ciò però non spiega ad esempio i 21 grammi in meno che “evaporano” dal nostro corpo al momento della morte.
Un tempo, per esempio nel medioevo, si temeva il giudizio di Dio, e per alcuni e così anche oggi. Anche gli atei hanno però paura della morte: ciò che si teme di più a mio avviso è l’ignoto: cioè il lasciare qualcosa di certo (la vita) che può essere più o meno bello più o meno brutto a seconda delle circostanze, ma è comunque una certezza, per qualcosa d’incerto che è la morte. La paura recondita a mio avviso non è tanto quella di finire, ma quella di trovare qualcosa di “peggio” (non sto parlando necessariamente dell’Inferno). Lasciare il certo per l’incerto nasconde un’incognita: se quello che è di là offre uno svantaggio o meno.
Credo siano esemplari a tal proposito le parole di Socrate rivolte ai giudici prima di essere condannato a morte, così come le ricorda Platone nell’ Apologia “Ma ecco che è l’ora di andare, io a morire, e voi a vivere. Chi di noi due vada verso il meglio è oscuro a tutti, fiorché a Dio“. Dove chiaramente non intendeva il dio cristiano. Ecco, io che non credo, o meglio, ho un’idea tutta mia della spiritualità, dico che è oscuro a tutti chi va verso il meglio…