Ciao a tutti,
da poche settimane mi sono trasferito a Roma per lavoro. In questa città non ho parenti né amici, ma solo colleghi. Con uno di questi mi sono ritrovato a socializzare in modo particolare e, parlando del più e del meno, sono venuti fuori discorsi che riguardavano temi un po' particolari, come l'esoterismo, l'occultismo e via discorrendo. Devo dire più da parte sua, che da parte mia, visto che non sono particolarmente erudito in materia e in ogni caso il gravitare dei discorsi di questo collega sempre più intorno a tali argomenti cominciava a sembrarmi un po' fuori luogo. Non riuscivo a capire se fosse più una sua ossessione oppure se in qualche modo stesse cercando di sondare il mio interesse e la mia disponibilità ad approfondire.
Probabilmente questo collega, che chiamerò Luigi (per privacy evito il suo vero nome), ha percepito il mio imbarazzo e ha detto qualcosa del tipo che non era più il caso di parlare di queste cose sul posto di lavoro, che non è il luogo adatto, però gli avrebbe fatto piacere se mi fossi unito a lui ad una cena tra amici. Erano persone interessanti, mi sarei trovato bene, e così via...
Non mi era ben chiaro se l'invito a cena presso questi amici fosse legato ai discorsi "alternativi" fatti poco pima oppure no, però non volevo sembrare sgarbato a rifiutare un invito, che comunque poteva essere un gesto di gentilezza verso un collega appena arrivato in città e senza amici.
Così ho accettato. Preferirei non averlo fatto, con il senno di poi, o forse è soltanto coincidenza, non lo so.
Due giorni dopo mi presento a casa di questi signori, una residenza storica situata nel cosiddetto "Quartiere Africano" di Roma, contesto già di per sè suggestivo. Luigi mi presenta al gruppo, persone piuttosto eleganti sia nell'aspetto che nel parlare. I padroni di casa, soprattutto, una coppia sulla sessantina, appaiono come dei veri "Signori", perfettamente intonati, del resto, alla loro dimora storica.
Mi sento un po' fuori luogo, con il mio abbigliamento un po' casual, ordinato ma non particolarmente ricercato. Ma non sapendo cosa aspettarmi esattamente dalla serata, mi ero presentato nel modo a me più consono.
Qualche chiacchiera di presentazione, degli antipasti, un assaggio di vino e poi la cena ha inizio... Di fianco a me ho il collega Luigi, mentre di fronte i padroni di casa. La signora mi incute un certo timore, a guardarla. Elegante, cordiale, bella donna, però... uno sguardo sin troppo penetrante che mi mette soggezione.
Sarà la situazione nuova, il contesto non famigliare, sarà il senso di inadeguatezza, ma ho come il fastidioso sentore che in questa cena io sia in qualche modo uno dei "centri" o forse addirittura un obiettivo di qualche tipo. Comunque si discorre di lavoro, della città di Roma, del quartiere africano. Argomenti piuttosto tranquilli, senza neanche sfiorare la sfera dell'occulto, come avevo invece temuto, viste le inclinazioni di Luigi.
Questo nei discorsi, ma l'atmosfera era diversa e diverso è stato anche ciò in cui mi sono imbattuto poco dopo, quando ho fatto due passi nel salotto e data un'occhiata all'enorme ed elegante quanto fornita libreria.
Scorrendo rapidamente gli scaffali, i titoli dei libri parlavano molto chiaramente degli interessi dei padroni di casa. Materie esoteriche, occultismo, spiritismo erano i temi dominanti, seppur accompagnati da qualche testo di filosofia, storia, letteratura e così via.
In quel momento il mio cervello ha tracciato una linea di connessione diretta tra i discorsi un po' ossessivi di Luigi, la cena, la residenza storica, l'aspetto inquietante della signora di casa ed i testi che vedevo nella libreria.
L'altro punto sulla linea? Ero io quel punto. Ancora non capivo bene perché, ma era come se quella gente volesse da me qualcosa. Ed era una sensazione di disagio quella che cresceva dentro di me.
Dalle mie spalle sopraggiunge la signora di casa, proprio mentre tengo in mano uno dei suddetti testi. Mi chiede se mi piace la libreria, e mi invita a prendere qualunque testo mi incuriosisca, anche portandomelo a casa, se voglio, tanto potrò restituirlo con tranquillità in un secondo momento.
Con tutti vorrei interagire, in questo momento, tranne che con la signora. Mi ero quasi sentito sollevato d'essermi potuto alzare da tavola, per non doverla più guardare negli occhi, ma adesso eccomela di nuovo davanti. Quegli occhi azzurri e magnetici sono belli ma hanno anche un nonsochè di gelido, forse perfino malvagio. Forse più per togliermela di torno che per l'interesse reale, ringrazio, richiudo il libro e rispondo che lo leggerò con calma a casa e lo restituirò presto, magari tramite il mio collega Luigi. Ecco la seconda cosa che non avrei dovuto fare. Portare quel libro a casa! Ma a quel punto era più semplice fingere di volerlo leggere, piuttosto che rischiare di "offendere" la signora. Il libro era:
Il grimorio della strega. Incantesimi, invocazioni, amuleti e divinazioni
di Charles Godfrey Leland.
Non so nemmeno perché avevo raccolto proprio quello dallo scaffale, ma ricordo che nel farlo ho riso tra me e me pensando che la strega del libro potesse essere proprio la padrona di casa.
Due ore dopo sono a casa, seduto sul mio letto, con la coperta sulle ginocchia ed il gatto appisolato accanto a me mentre do' un'occhiata al libro che, mio malgrado, mi ritrovo tra le mani. Mi sento un po' uno sciocco con un libro del genere in mano, ma la curiosità fa sì che cominci a leggerlo.
Bene, anzi male, dopo pochi minuti il gatto, che prima dormiva assolutamente sereno, scatta in piedi come una molla, e come soltanto i felini sanno fare. Passando da uno stato di pace imperturbabile ad una condizione di allarme rosso. Emette quella specie di "ringhio" che soltanto quando minacciati o spaventati i gatti emettono, e poi punta la porta aperta della stanza. Con un solo balzo il gatto supera me ed il letto, atterra sul pavimento e soffia puntando alla porta, mentre inarca la schiena e rizza il pelo, con le orecchie tirate indietro. Insomma reazione adrenalinica dell'attacca-o-fuggi che un animale mette in atto solo di fronte ad un altro animale o altra minaccia importante alla sua incolumità.
So che il gatto non ha reazioni di questo genere per niente e mi sento un po' preoccupato. Al punto che, pur non avendo sentito nessun rumore, mi alzo comunque dal letto per andare a guardare la porta d'ingresso e le altre stanze alla ricerca di "qualcosa" che possa aver spaventato il gatto. Ma niente, non trovo niente, non vedo nulla di anomalo. Però il gatto non si da' pace e continua a correre intorno soffiando ed emettendo suoni strani.
All'improvviso sento freddo. In casa faceva già un po freddino, ma non a quel livello. Sento proprio il gelo che cala nella stanza e contemporaneamente un vago odore di bruciato. Non di plastica bruciata, come si potrebbe avvertire in caso di problemi elettrici, ma odore come di sostanza organica bruciata, come quando si bruciano dei capelli o dei peli, per intendersi. All'improvviso non mi sento più solo nella stanza, è come se ci fosse qualcuno a spiarmi, sento incombere una sensazione di pericolo e di odio nei miei confronti. Mi viene spontaneo urlare "Ma che
[email protected]@@ succede qui dentro?? Chi sei??
Poi segue una specie di tonfo e in pochi secondi tutto ricomincia a normalizzarsi. La temperatura sale, la puzza di bruciato si disperde, il gatto si aggira ancora sospettoso, annusa e cerca in tutti gli anfratti, ma non è più terrorizzato. E' come sulle tracce di qualcosa.
Mi giro a guardare il libro ancora aperto sul mio letto, lo chiudo immediatamente ed il giorno dopo lo riporto a Luigi, dopo aver passato una notte praticamente insonne. Lui insiste che lo riporti io di persona ai proprietari la prossima cena, ma io non mi sogno nemmeno di tenerlo ancora in casa.
Non so se tornare in quel luogo da quelle persone. Non ho voluto chiedere niente a Luigi per non fare la figura del pazzo visionario, ma mi è rimasta la sensazione che quella gente stia cercando di tirarmi dentro qualcosa. Ed il pesante sospetto che l'accaduto di quella notte in casa mia non sia soltanto suggestione, ma qualcosa che mi sia portato dietro da casa di quelle strane persone.
La temperatura può essere un'impressione... forse, ma non mi convince. La puzza di bruciato la vedo già più dura, non arriva e non svanisce in così breve tempo senza un motivo individuabile. E poi il comportamento del gatto in concomitanza di tutto ciò? Guardava in un punto preciso, non era solo nervoso.
Secondo voi devo tornare in quella casa la prossima volta che mi inviteranno? Perchè so che mi inviteranno ancora. Sono incuriosito e spaventato al tempo stesso. Deve esserci qualche intenzione nei miei confronti che ancora non comprendo.